In un mondo utopistico gli spostamenti degli italiani sarebbero tanto perfetti quanto meccanizzati. Dai pendolari ai vacanzieri, userebbero tutti i trasporti pubblici, sostenibili ed efficienti, comodi, senza ritardi. Tantissimi bus elettrici per andare a lavoro, tantissimi treni veloci, puliti e puntuali per i nostri viaggi. Inoltre useremmo frequentemente la bicicletta, potendo contare su strade perfette e su tantissime corsie dedicate. E se proprio dovessimo comprare un’auto, la compreremmo elettrica, perché costa poco e perché si carica in pochi secondi.

Bene. In un mondo utopistico, abbiamo detto. Ma il mondo in cui viviamo è molto diverso da quello appena descritto. Trasporti pubblici e strade lasciano a desiderare – il sottoscritto può testimoniare un viaggio in treno senza aria condizionata, in Sicilia ad agosto, da non augurare neanche ai peggior nemici… – mentre la mobilità elettrica ha ancora bisogno di tempo per “carburare”, sia dal punto di vista dei costi che delle infrastrutture.

Lo spunto per queste considerazioni ce lo dà un articolo estivo de Il Sole 24 Ore che pubblica i dati dell’Isfort (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti) provenienti dal rapporto 2016 sulla mobilità. Secondo questi dati solo il 32% della popolazione preferisce usare mezzi pubblici, bici o andare a piedi, mentre il 68% preferisce usare l’auto privata. Ma i dati non finiscono qui. Interessante la distribuzione percentuale degli spostamenti per mezzo di trasporto utilizzato, con variazione percentuale rispetto al 2001, che riportiamo qui sotto:

  • Auto: 65,3 (+6%)
  • Piedi: 17,1 (-26%)
  • Treno: 4,6 (+10%)
  • Bus/Tram/Metropolitana: 4,4 (-23%)
  • Bici: 3,3 (-13%)
  • Moto: 3 (-47%)
  • Pullman: 1,3 (-7%)
  • Altro: 0,9 (+29%)

La situazione è inconfutabile: la maggior parte degli spostamenti avvengono in auto, e la percentuale è aumentata rispetto al 2001. Coloro i quali sostengono che l’auto privata sia il passato, che gli spostamenti in auto siano sempre meno, che la crisi economica abbia intaccato la preferenza degli italiani per l’uso dell’auto e via discorrendo, dovrebbero rivedere le loro posizioni e riflettere su questi numeri.

Ma c’è una statistica per noi ancora più interessante. Secondo i dati Istat 2016, possiamo vedere la stessa distribuzione percentuale precedente relativa solo agli spostamenti quotidiani tra casa e ufficio, ovvero una panoramica della mobilità pendolare degli italiani (occupati dai 15 anni in su) per tipo di mezzo di trasporto utilizzato (nel calcolo della percentuale, è possibile utilizzare più mezzi):

  • Auto: 74,6 (di cui 5,7 come passeggero)
  • Piedi: 11,4
  • Bus/Tram/Metro: 8,8
  • Bici: 3,7
  • Moto: 3,6
  • Treno: 3,2
  • Pullman: 2,4

In sintesi, 3 italiani su 4 utilizzano l’auto per andare al lavoro. La motivazione? Quel mondo perfetto dipinto a inizio articolo non esiste, e gli italiani hanno perso le speranze che possa mai esistere in futuro. L’auto è comoda e pratica. Parti e arrivi quando vuoi, a patto che la mobilità soddisfi due requisiti: 1. la rete stradale e il conseguente piano infrastrutturale cittadino deve essere progettato come si deve, prevenendo traffico e ingorghi; 2. Lo stesso piano cittadino deve includere politiche della sosta intelligenti e lungimiranti. Perché in un mondo dove tutti usano l’auto, tutti devono pur parcheggiarla.

Ultima riflessione. In un’epoca in cui tante città si fregiano di adottare provvedimenti secondo il modello “Smart City”, la realtà appare ben diversa. Tanti esperti di settore e membri delle amministrazioni pubbliche dichiarano di adottare tecnologie nuove e intelligenti per la mobilità del futuro, ma se così fosse la situazione non sarebbe quella rappresentata dalle statistiche. Se ci affidiamo ancora alla cara vecchia automobile, vuol dire che non abbiamo fiducia in ciò che l’apparato cittadino ci propone.