Che fare se si viene colti in flagrante con in mano qualche cosa che sarebbe meglio non avere? Nel caso di un pezzo di carta, se le dimensioni lo consentono, ingoiarlo di colpo puಠessere una soluzione. Non brillante, magari; magari anche un tantino fantozziana; certamente istintiva.

O almeno coì è stato per un signore cinquantacinquenne recentemente sorpreso a Como con un falso tagliando della sosta, che, fermato dalla polizia, ha goffamente tentato di mangiarsi il corpo del reato.

Non è la prima volta che nella città  lariana si verifica un caso di taroccamento: pare che negli ultimi mesi sia giunta alle autorità  una decina di segnalazioni di presunte irregolarità  da parte degli ausiliari del traffico. Sembra infatti che si stia diffondendo l’esecrabile costume, specie da parte dei pendolari, di ricorrere a falsi tagliandi per poter parcheggiare in centro, vicino alle proprie sedi di lavoro, anzichè appoggiarsi alle aree di sosta a tariffa agevolata. Basti pensare, solo per fare un esempio, che solo una decina di giorni prima che si verificasse questo grottesco episodio, una donna era stata denunciata per lo stesso reato.

Il furfante in questione è appunto un uomo non residente a Como, sul quale evidentemente già  gravavano sospetti: da un paio di giorni prima del blitz, infatti, su segnalazione degli ausiliari del traffico era pedinato da due agenti del nucleo investigativo dei vigili urbani. Fino a quando, dopo averlo pazientemente atteso davanti alla sua auto, gli agenti si sono palesati, chiedendogli di mostrare il suo tagliando. E’ stato a questo punto che il novello Mr. Bean, trovandosi con le spalle al muro, ha pensato bene di inghiottire di colpo il biglietto. Ma il suo farsesco escamotage non ha sortito grande effetto.

Gli agenti hanno giustamente pensato di andare fino in fondo alla faccenda, perquisendo l’auto del millantatore: e scoprendovi altri 50 biglietti da 6,50 euro privi di ologramma di identificazione.
L’epilogo? Una denuncia per falso e truffa, vera che più vera non si puà². E certamente più indigesta di un pezzo di carta.

F.S.