Gli storici sono divisi, ma la versione più accreditata è questa: fu la sera del 12 marzo 1949, quando G. R. rincasando si accorse di aver perso le chiavi del garage della sua bella casa di via Scalabrini. Non potendo fare diversamente, parcheggiಠl’auto vicino al marciapiede, ed entrಠin casa. L’auto passಠla notte in strada, e la cosa fu notata. Qualche giorno dopo, capitಠad un altro automobilista di lasciare la macchina ferma in strada: si chiamava F. B. e la sua auto all’improvviso si ruppe. F. B. la spinse vicino al marciapiede e andಠa cercare un meccanico. L’auto restಠlଠferma molte ore, e la cosa fu notata.
Nei giorni successivi, uno dopo l’altro furono diversi gli automobilisti che per un qualche motivo, a volte anche ragionevole, lasciarono la loro auto parcheggiata in strada, anche per più giorni. La cosa dapprima stupiva alcuni, che non avevano mai visto nulla di simile. Ma poi la gente si abituಠal fatto che qualche auto stesse parcheggiata in strada e il numero delle persone che lo facevano continuಠad aumentare. A fine anno, già  si contavano 12 persone che avevano comprato l’automobile senza avere il garage in cui tenerla: avevano visto altri che parcheggiavano in strada; nessuno aveva protestato; e quindi avevano pensato che la cosa fosse lecita.
Non solo a Piacenza, ma un po’ in tutta Italia: più al Nord che al Sud; più nei centri storici che nei paesi, il numero delle auto parcheggiate in strada cominciಠad aumentare. E se all’inizio era successo solo di notte, quando peraltro transitavano poche auto; dopo un po’ ci fu anche chi lasciava l’auto parcheggiata sotto casa durante il giorno. Per farla breve, nel giro di qualche anno la nuova moda si diffuse in tutto il paese. Le case automobilistiche migliorarono le vernici reclamizzando che le loro auto non richiedevano garage e rimesse; mentre i Sindaci cominciarono a stabilire delle regole per la sosta delle automobili: non si poteva parcheggiare sui marciapiedi; non in curva, non in doppia fila, etc. etc.
Tutte regole che prima o poi finirono con l’essere ignorate dagli automobilisti, che ormai avevano capito l’importanza del lasciare l’auto ben in vista, e stavano non solo parcheggiando sempre nella pubblica via; ma financo trasformavano i vecchi inutili garage in negozi e uffici, che era anche meglio perchè col ricavato si poteva comprare un’auto in più da tenere in strada. Coì essendo andate le cose negli ultimi 60 anni, come ne usciamo e torniamo normali? Cioè torniamo a usare le strade e le piazze per lo scopo per cui furono costruite: per muoversi, e non per farne un enorme parcheggio! Anche perchè lo spazio per tutte e due le cose proprio non c’è: se lasciate in strada le auto ferme, tendono a fermarsi anche quelle che in realtà  vorrebbero muoversi. Ed una circolazione sempre più ostacolata dalle altrui auto ferme è la prima causa del degrado della vita urbana, dall’aria inquinata a tutto il resto! E’ chiaro che i rimedi non saranno nè facili nè rapidi, perchè troppi sono i cittadini che hanno preso l’abitudine di parcheggiare le loro auto sulla pubblica via, e avendolo fatto per tanti anni sono convinti di averne ormai il diritto (come se anche le pubbliche vie fossero usucapibili, alla stregua dei beni privati?..). Basta vedere cosa sta succedendo a Milano, dove l’amministrazione comunale ha provato a costruire parcheggi e garage, quasi sempre incontrando la feroce resistenza di quanti preferiscono andare avanti come finora. Guai a fare garage in piazza S. Ambrogio, perchè possono ridurre il pregio di quella Basilica! Meglio andare avanti come finora con quella bellissima chiesa affogata in un osceno mare di auto parcheggiate. Qualcuno è mai andato a messa nella cattedrale di Vienna o all’Opera nel teatro di Monaco, in Baviera: com’è che austriaci e tedeschi in ambedue i casi hanno liberato le piazze dalle auto, facendovi sotto capaci garage? Quando incominceremo a imparare dalle “buone pratiche” altrui? Ma come dicevo, dopo 60 anni di errori non si possono fare miracoli, e bisognerà  quindi stabilire un lungo periodo di tempo – diciamo 20 o 30 anni – di duro lavoro, per ripristinare la normalità . E’ perಠimportante che si riparta con i principi giusti: l’automobile è un bene privato, che puಠusare le pubbliche vie, ma non vi puಠessere parcheggiata. Come succede al frigorifero o alla lavatrice quando li comprate: vi vengono consegnati, ma poi non li tenete sulla pubblica via, ma in casa vostra. Sono beni privati e come tali vanno trattati: non oso pensare a cosa sarebbe successo quella sera del 12 marzo 1949 se G. R. avesse lasciato in strada il frigorifero! Ci vorranno magari trent’anni, ma almeno decidiamo quando quel periodo inizia, cioè da quando entra in vigore il principio che nessuno puಠcomprare un’automobile se non dichiara dove la parcheggia, fuori dalla pubblica via. Almeno la smetteremo di aggravare il problema, come ancora stiamo facendo, ogni anno aggiungendo più auto alla circolazione (si fa per dire?.) di quanti nuovi garage e parcheggi siano stati nel frattempo costruiti. E una volta iniziato quel periodo, ad esempio di 30 anni, decidiamo anche che ogni anno si elimina un trentesimo di spazi oggi occupati da auto in sosta e lo si restituisce ai cittadini che la strada la vogliono usare per muoversi o magari per fermarsi a far la spesa in un negozio o per bere un caffè in un bar. Abbiamo rovinato i nostri centri storici trasformandoli in giganteschi parcheggi all’aperto e adesso scopriamo che non possiamo neppure più entrarvi a fare la spesa, perchè l’inquinamento ce l’impedisce.

Giacomo Vaciago