In tutte le città  italiane, siano esse grandi o piccole, esistono criticità  relative ai parcheggi (e/o ai mezzi pubblici) inerenti servizi quali Ospedali, Scuole o, come nel caso di cui parleremo tra poco, Palazzi di Giustizia, per cui chi per lavoro o per bisogno deve recarsi in queste strutture deve far buon viso a cattivo gioco ed adattarsi alle richieste (a volte purtroppo nemmeno tanto urbane) di parcheggiatori abusivi che, alla fine dei conti, forniscono un servizio altrimenti inesistente.
Tali aree sono perಠspesso gestite da personaggi non proprio ‘candidi’ se non addirittura da organizzazioni malavitose, come più volte segnalato in recenti casi di cronaca.

Claudio Velardi, Assessore al Turismo della Giunta di Napoli, ha stilato un decalogo di proposte che prevedeva, tra le altre cose, la ‘Riorganizzazione del trasporto urbano’ (controllo serrato sul rispetto delle regole del codice della strada, presidi fissi delle forze dell’ordine lungo gli itinerari turistici, razionalizzazione del traffico, lotta ai parcheggi abusivi) e la sistemazione del Centro storico (decongestione del centro urbano facendo funzionare le ZTL con deviazioni del traffico e rivisitazione ed attuazione del piano parcheggi).

Sulla base di queste proposte, i vigili urbani hanno intensificato i controlli anche sui parcheggi abusivi e nel corso di una di queste operazioni qualche giorno fa 28 avvocati napoletani, tra penalisti e civilisti, che avevano affidato le chiavi dell’auto ai parcheggiatori irregolari nelle vicinanze del Palazzo di Giustizia, sono stati denunciati per favoreggiamento reale.

La carenza di parcheggi nella zona non è stata riconosciuta come un’attenuante, nonostante sia un fatto risaputo (ed infatti anche l’Assessore ne aveva fatto menzione nel suo decalogo) la mancanza di infrastrutture valide a sostegno delle attività  nell’area del Tribunale.

Non solo mancano i parcheggi per le vetture, ma non è nemmeno possibile parcheggiare moto e motorini, dal momento che un’area già  predisposta non è stata ancora aperta per un problema di appalti del sistema di videosorveglianza.

Se il giorno dopo le denunce gli avvocati sono stati alla larga dagli abusivi prendendo d’assalto i pochi posti auto (rispetto all’altissima domanda) gestiti in zona da una cooperativa autorizzata oppure recandosi al Tribunale a piedi o con i mezzi pubblici con tutti i disagi del caso, nei giorni seguenti, non appena tolti i sigilli all’area, i parcheggiatori sono tornati a fare il loro ‘lavoro’ senza perಠfarsi lasciare le chiavi dai clienti, onde evitare altri sequestri delle vetture e conseguenti denunce contro i proprietari.

Evidentemente, la multa ed il sequestro degli incassi non hanno costituito un deterrente nè per gli abusivi, nè per gli avvocati che non possono certo evitare di presentarsi a discutere le cause e che puntano il dito più contro i problemi di traffico, viabilità  e parcheggio che contro gli abusivi, trovando che questa operazione di pulizia sia solo di facciata e non risolva i veri problemi (ad esempio il Comune è venuto meno alla promessa, formulata anche dai massimi vertici, di destinare le aree dell´ex mercato ortofrutticolo a parcheggi, in parte gratuiti, per le utenze della cittadella giudiziaria partenopea).

Dopo pochi giorni infatti, sempre nella stessa area urbana, un altro parcheggiatore, questa volta di motocicli, è stato fermato dai vigili che hanno elevato ben 175 multe per divieto di sosta ad altrettante due ruote, di cui un centinaio, secondo il parcheggiatore, appartenenti ad avvocati.

L’abusivo in questione aveva anche una lettera (risalente a tredici anni fa ma evidentemente ancora attuale) su carta intestata dell’ordine degli avvocati con ben settanta firme che gli concedevano il permesso di, appunto, occuparsi del parcheggio e della custodia dei veicoli a due e quattro ruote.

Non sarebbe meglio cercare di fornire infrastrutture adeguate, progettando e costruendo parcheggi nei pressi di servizi comunque essenziali per una società  civile, piuttosto che fare cassa elevando multe che, come di è visto, lasciano il tempo che trovano?