Crescono le iscrizioni, e, di conseguenza, aumenta la domanda di parcheggio: un bel problema per le università  americane, che per farvi fronte potrebbero ‘rubare’ la soluzione alle amministrazioni delle città , facendo propria una strategia comunemente usata nelle realtà  urbane. Parliamo della tariffazione dei parcheggi basata sulla domanda, che prevede ovviamente prezzi più alti per i parcheggi più gettonati e più bassi per quelli che, per svariate ragioni, appaiono meno appetibili.
Adottare questa strategia consentirebbe agli atenei d’Oltreoceano di centrare un duplice obiettivo: da un lato incrementerebbe gli introiti economici, dall’altro ottimizzerebbe gli accessi al campus, dando agli studenti la possibilità  di scegliere come raggiungerlo e incoraggiandoli a fare mente locale su modalità  di spostamento alternative all’auto, che come è noto negli USA è anche troppo utilizzata.

I ‘ma’ sono tuttavia più di uno: questa soluzione, se non gestita con gli opportuni accorgimenti, potrebbe infatti incontrare non poche resistenze fra personale, docente e non, e studenti. Chi si occupa della gestione dei parcheggi nei campus dovrebbe perciಠporsi qualche domanda prima di fare proprio questo sistema. La prima: chiedersi se si ha una reale volontà  e un autentico interesse nel mettere in atto un cambiamento coì significativo nella gestione dei parcheggi, ed eventualmente rimandare l’adozione della nuova strategia a un momento più opportuno. La seconda: conoscere alla perfezione, settimana per settimana e giorno per giorno, come si dipana il traffico nei parcheggi, per fissare le tariffe in maniera appropriata. La terza: conoscere altrettanto bene come vengono gestiti i parcheggi situati nelle vicinanze del campus, per non correre il rischio che la nuova strategia abbia ricadute deteriori sulla viabilità  della zona. Quarto e fondamentale interrogativo: chiedersi se si è in grado di offrire delle valide alternative all’uso dell’auto, consapevoli del fatto che il nuovo sistema adottato porterà  molte persone a ripensare le proprie abitudini di spostamento. L’utenza potrebbe rivelarsi ostile al cambiamento se non gli si offre la possibilità  di usufruire di servizi quali car pooling, mezzi pubblici, piste ciclabili.

I dettagli da non trascurare, insomma, sono molti, e nulla puಠessere lasciato al caso: tuttavia questa soluzione potrebbe essere l’unica davvero valida per tutti quegli atenei che si trovano di fronte alla necessità  di uscire da logiche desuete e, se ben gestita, potrebbe consentire una crescita su più fronti.