Dici Germania e il pensiero, volente o nolente, corre allo stereotipo che la vuole un Paese civile, in cui tutto fila con estremo ordine e rigore: anche e soprattutto nell’ambito della sosta e della mobilità.

 

La capitale, Berlino, viene in effetti guardata sotto molti punti di vista come un ottimo esempio per quel che concerne le politiche di trasporto e di parcheggio applicate: in particolare, da oltre 20 anni ha abolito i requisiti minimi di parcheggio, e in generale vanta un’ammirevole gestione della sosta, sia nel suo nucleo urbano, sia in determinate altre aree.

Non è però tutto oro quel che luccica: perché in altre zone della città si svelano inaspettati talloni d’Achille, e ancor più inaspettati sono le ragioni di questi punti deboli. Questo è quanto evidenziato dal ricercatore canadese Paul Barter, che riporta sul sito Reinventing Parking un interessante confronto con l’esperto berlinese Jos Nino Notz, consulente nel settore dei trasporti e della mobilità.

 

Come già accennato, Berlino ha abolito i requisiti minimi di parcheggio nel 1997, mantenendoli soltanto per gli spazi riservati alle biciclette e ai disabili. Questo ha determinato un abbassamento dei costi di costruzione per nuovi insediamenti, unito a una lieve riduzione dei posti auto all’interno degli stessi; fatta eccezione per alcuni complessi di altissimo livello, in cui sono invece presenti posti auto che rispondono a standard di eccellenza.

 

Quanto alla risonanza avuta a suo tempo dall’iniziativa, è stata piuttosto contenuta: probabilmente in ragione del fatto che a Berlino i proprietari di auto non sono molti, e il trasporto pubblico è particolarmente efficiente. Sono in poche, dunque, le persone che si sentono toccate dalla questione-parcheggio.

 

Vi sono, tuttavia, gruppi di residenti in determinati quartieri densamente abitati che hanno particolarmente a cuore la possibilità di parcheggio su strada, e che vedono come una minaccia tutte le proposte legate alla riallocazione dello spazio stradale: non considerano, tuttavia, la possibilità del ritorno dei requisiti minimi di parcheggio come una risposta ai loro timori.

 

Prima di soffermarsi sui punti deboli nella gestione del parcheggio nella capitale tedesca, tuttavia, è importante soffermarsi anche su altri dettagli. I parcheggi su strada, in molti quartieri, sono in effetti ben amministrati, anche se senza “guizzi” o metodi particolarmente all’avanguardia: è il caso del Mitte, nel cuore della città, o di Prenzlauer Berg, la parte meridionale del distretto di Pankow. In generale, le cose filano lisce laddove vi sono parcheggi tariffati.

 

In altri quartieri, tuttavia, a regnare è il caos: e così eccoci a ritrovare, nella civilissima Germania, congestionamenti, violazioni e auto in doppia fila. La generalizzata preoccupazione sul parcheggio finisce così con il mettere i bastoni fra le ruote a progetti – anche validi – che prevedono utilizzi alternativi dello spazio stradale, come ad esempio la realizzazione di piste ciclabili.

 

I motivi di questo Far West sono, in certa misura, sorprendenti: i berlinesi, per esempio, tendono a considerare i costi di parcheggio e le multe come tasse sotto mentite spoglie…Esattamente come succede da noi in Italia!

 

La regolamentazione dei pagamenti, poi, è resa particolarmente ardua dal fatto che è considerata questione federale, e non locale: il che richiede lunghe trafile burocratiche per dimostrare che le proposte di tariffazione sono giustificate. Le multe per sosta vietata, poi, sono talmente irrisorie che le amministrazioni locali finiscono con l’essere molto lassiste in fatto di controlli nelle zone poco “calde”; da considerare, infine, è il tetto massimo di 30 euro applicato al costo dei permessi per parcheggi riservati ai residenti.

 

Tutto questo porta con sé due conseguenze: il riproporsi del problema in molte altre città tedesche e l’impossibilità di ragionare in ottica strategica (e non tecnica) in fatto di gestione di parcheggi. Un buon sistema per far fronte a questo problema potrebbe essere, per iniziare, quello di imporre almeno dei requisiti massimi di parcheggio, perlomeno nelle zone ben servite dai mezzi: un’idea che venne presa in considerazione dal Senato cittadino proprio in concomitanza con l’abolizione dei requisiti minimi, ma che purtroppo fu considerata così complessa da essere archiviata…lasciando la capitale del rigore in uno situazione ancora alquanto imperfetta.