Chi oggi in testa inizia ad avere qualche capello grigio ricorderà con tenerezza la smania per la conquista dell’ambita patente, che ha incominciato a farsi largo nell’animo e nelle viscere già intorno ai 15/16 anni.

Vent’anni fa o giù di lì si faceva appena in tempo a soffiare sulle diciotto candeline che, in un batter di ciglia, già si brandiva come un feticcio il “mitico” foglio rosa e si inanellavano crocette sul libro dei quiz, sperando di spuntarla al primo colpo all’esame di teoria.

…e adesso? Adesso, a quanto pare, le cose sono cambiate. Gli adolescenti di oggi, come già evidenziato dal campione di rally Piero Longhi in un’intervista a Parcheggi.it, non sembrano così smaniosi di mettersi al volante. Molti di essi, anche negli States – riporta un articolo dal sito internazionale Parking.org – lasciano che sopraggiunga comodamente il diciottesimo compleanno, e talvolta aspettano ancora un po’, prima di decidersi a ingranare la prima.

Per quale ragione la voglia di guidare non “brucia” più? Come spesso accade in questi casi, i motivi sono svariati: intanto, rispetto a un tempo, si può contare su un trasporto pubblico ben funzionante, e su efficaci servizi on-demand (vedi alla voce Uber). Non solo: trovare auto malconce ed economiche per le prime scorribande sull’asfalto è sempre più difficile, e le politiche di circolazione vigenti in alcune città, soprattutto Oltreoceano, sono assai limitanti. C’è chi però punta il dito sul dilagare della “cultura dei videogiochi”: quale nesso potrà mai avere sulla scarsa smania di guida da parte dei giovanissimi?

…Prima di azzardare ardite ipotesi meglio sarà fare un passo indietro e ripercorrere brevemente l’evoluzione del rapporto auto-teen negli USA. Qui, per quasi cento anni, impugnare per la prima volta le tintinnanti chiavi dell’auto ha avuto un solo significato: quello di passaggio alla maggiore età, non importa se ufficiale o “de facto”, e di inebriante affrancamento dagli adulti. L’auto è stata a lungo uno status symbol da ostentare con gli amici facendo le “vasche” su e giù per la strada principale della città, per innestare competizioni fra coetanei e, naturalmente, per andare a prendere la ragazza pavoneggiandosi. Pensiamo anche al vero e proprio rito della “personalizzazione” dell’auto, che in alcuni periodi ha dettato legge fra i giovanissimi; e alle atmosfere del cult movie American Graffiti (1973). “Nessun adolescente in nessun altro paese del mondo ha condiviso il livello di entusiasmo dei ragazzi americani per tutto ciò che riguarda l’industria automobilistica”, evidenzia un bell’articolo del magazine online “The Atlantic”. Certo, la gran quantità di auto disponibili in quel periodo faceva la sua parte: per “un pugno di dollari”, o quasi, riuscivi a portarti a casa un esemplare vintage, e potevi tenere testa a tuo padre, tuo zio o tuo nonno, in parte emulandone le prodezze al volante, in parte costruendo il tuo personalissimo stile.

Non che adesso gli appassionati di auto siano completamente estinti, beninteso: ma sono sempre più numerosi quelli che hanno altri interessi. Secondo la Federal Highway Administration, la percentuale di sedicenni americani patentati era del 25 % circa nel 2014…Alquanto bassina se si pensa che, nel 1983, si attestava sul 46%! Senza contare che, mentre i loro “stagionati” papà si entusiasmano ancora ai raduni loro non paiono affatto interessati alla faccenda, con gran disappunto dei genitori e di produttori di automobili, che si domandano come, da qui in avanti, potranno aggredire un target così sfuggente.

Su un fatto non ci piove: oggi avere un’auto è ben più difficile rispetto a un tempo. I veicoli di oggi sono fatti meglio, sono tecnologicamente avanzati e dunque…non regalati! Contrariamente a quanto accadeva in passato, poi, non sembra esserci grande spazio per il “fai da te” in quanto le riparazioni, ora che siamo nel pieno dell’era digitale, richiedono più abilità e più attrezzature. Anche il generale impoverimento non aiuta perché permettersi un’auto è ormai un piccolo lusso che solo le famiglie con un certo reddito possono concedersi.

A tutto ciò si aggiunge il fatto che, rispetto a un tempo, ottenere la patente è più difficile: negli USA sono finiti i tempi in cui ci si poteva mettere alla guida a 16 anni, e a partire dagli anni Settanta, psicologi, funzionari per la sicurezza e studiosi legali hanno promosso campagne per alzare il limite di età a 17 o 18 anni, con permessi più limitati per giovani. Non solo: le autorità locali sono diventate più severe e meno disposte a tollerare che i giovani “giochino” con le auto. Senza bisogno di rifarsi al presente, pensiamo solo che negli anni Settanta sono stati vietati i riti di “crociera” (il vagare su quattro ruote senza una meta), ritenuti d’intralcio per il traffico e i pedoni oltre che bollati come inutili cerimonie spesso utilizzate a titolo dimostrativo di supremazia della gang di turno.

Se invece vogliamo tornare a chiamare in causa i motivi non strettamente inerenti alla gestione di auto e circolazione, possiamo tranquillamente affermare che, mentre l’auto sta perdendo il suo ruolo dominante nella cultura adolescenziale, la tecnologia avanza, proponendosi come comodo surrogato per assaporare libertà e piaceri una volta inaccessibili senza muoversi e agire (pensiamo a tutto ciò che si può fare con uno smartphone , un Pc o una consolle standosene tranquillamente a casa propria: guidare, fare acquisti, fare gruppo via chat e persino…rimorchiare!).  Queste riflessioni, peraltro, si rivelano piuttosto “universali” e non valevoli solo in riferimento a una cultura particolare e per certi aspetti distante dalla nostra come quella yankee.

E a ulteriore testimonianza di un mutato approccio nei confronti dell’auto, perlomeno in Italia, ci viene in supporto un’indagine fra i giovani (under 35) condotta dai portali DriveK e Subito, e presentata nel corso dell’evento IAB Internet Motors lo scorso marzo. Per il 61% di chi cerca un’auto usata da acquistare questa è “solo” un mezzo di trasporto, percentuale che supera il 75% tra chi la cerca nuova: sono lontani i tempi in cui era identificata come uno status symbol! A riprova di un nuovo approccio maturo e ragionato all’acquisto di un auto è anche  il fatto che  il prezzo rappresenta la variabile determinante per eccellenza per determinare la scelta del veicolo (indicato da oltre il 90% del campione di DriveK), ben più forte dell’estetica (68%) e del marchio (30%)…E l’ammissione, da parte degli intervistati, che per una scelta così importante si preferisce avere l’aiuto di un esperto: un approccio diverso rispetto a quanto dichiarato dagli over 35, che si fidano solo di se stessi (43,4%).

Online vengono gestiti anche tutti gli aspetti collaterali legati all’acquisto di un’auto: dalle pratiche amministrative, a finanziamenti, all’assicurazione alla…ricerca, prenotazione e pagamento online del parcheggio (questo lo possiamo dire noi, e con parecchia cognizione di causa!!!).

Va da sé che il mercato deve e dovrà tenere sempre più conto di questa strana rivoluzione, che vede protagonisti giovani con la testa insospettabilmente sulle spalle: giovani che hanno trasposto il loro piacere per gli aspetti ludici legati all’esperienza di guida a un piacere del tutto “nerd” per i vantaggi che le nuove tecnologie possono offrire in termini di comfort, sicurezza, velocità e praticità.