“Finché la barca va, lasciala andare…”, cantava Orietta Berti quasi mezzo secolo fa. In un futuro neanche troppo lontano potremo agevolmente sostituire la parola “barca” con “auto”: perché, in barba a chi storce il naso, i veicoli automatici sono destinati a imporsi in modo sempre più massiccio, rivelando vantaggi che al momento non riusciamo ancora a identificare con chiarezza, e che toccano anche i sistemi di parcheggio.

Procediamo con ordine. Fino a qualche tempo fa le vetture automatiche apparivano come avveniristici marchingegni buoni per i film di fantascienza; ma in breve la fantasia si è fatta realtà, e ormai già da tempo si è iniziato a mettere a punto modelli pensati per i consumatori finali.

Gli esperti prevedono che, a partire dal 2030, questo tipo di auto inizierà a prendere piede sul mercato, e che ciò rivoluzionerà, di riflesso, il settore delle assicurazioni, l’assistenza post-vendita, le catene di approvvigionamento. Nel 2050, sempre secondo queste previsioni,  le vetture automatiche saranno “il” mezzo di trasporto e la vita di tutti noi cambierà, in meglio e alla grande: ciascun automobilista potrà godere di circa 50 minuti di libertà in più ogni giorno; gli spazi necessari al parcheggio saranno drasticamente ridotti; gli incidenti stradali diminuiranno del 90%, e ciò comporterà un risparmio di miliardi di dollari; dulcis in fundo, lo sviluppo della tecnologia orientata alla produzione di veicoli automatici accelererà quello legato alla produzione di device robotici destinati al largo consumo.

Chiudiamo dunque gli occhi, e proviamo a immaginare come la nostra quotidianità potrebbe cambiare grazie a questi simpatici “scatolini”: senza tralasciare, però, anche i problemi con cui ci dovremmo confrontare.

Per quanto riguarda il parcheggio, i veicoli automatici ci risparmierebbero difficoltose manovre, insinuandosi agilmente, come tessere di un puzzle, in spazi anche molto esigui, fianco a fianco con altre auto: senza danni, senza stress e, soprattutto, con un notevole risparmio di spazio, giacché preoccuparsi di avere un minimo margine per fare manovra diverrebbe del tutto inutile. In partenza per un viaggio, giunti in aeroporto, non ci dovremmo affannare per trovare un parcheggio custodito, o uno stallo, nelle vicinanze, con conseguente perdita di tempo, di pazienza, e…dell’aereo, nel caso più malaugurato. Giunti di fronte al terminal, comodamente, scenderemmo dall’auto con i nostri trolley e la lasceremmo andare a “parcheggiarsi da sola”: poco importa dove, tanto una volta tornati ci verrebbe a prendere di fronte all’aeroporto! Meraviglioso, vero?

Veniamo ora alla questione incidenti. I più scettici in materia ritengono inaffidabili i veicoli automatici e storcono il naso di fronte all’idea di far guidare un robot. Ma pensiamoci bene: già oggi affidiamo a robot compiti delicatissimi, come quello di prendersi cura di noi e intervenire in caso di malattie anche gravi…in sala operatoria, visto che la chirurgia robotica è ormai solidissima realtà. Sul fronte sicurezza, dunque, saremmo ben più tutelati rispetto ad ora. I problemi, casomai, si aprirebbero in ambito legislativo: se proprio dovesse succedere qualcosa, anche un banale tamponamento, di chi sarebbe la colpa? Come regolarsi con codice della strada e assicurazioni? Sarebbero certamente necessari massicci adeguamenti; ma si tratta di ostacoli che, a bene vedere, non sono insormontabili.

Visti i tempi difficili e le tensioni che stiamo vivendo, purtroppo, balza poi alla mente un’altra delicatissima questione, ossia quella legata al possibile hackeraggio dei sistemi di controllo dei veicoli, nella peggiore delle ipotesi al fine di compiere attacchi terroristici: ma su questo fronte si stanno già prendendo misure cautelative, tant’è vero che, in Inghilterra, si è già messo mano a un documento contenente i principi chiavi di cyber-sicurezza destinati ai veicoli connessi e automatici, nel quale sono illustrate procedure di sicurezza indirizzate a designer, industrie e rivenditori al fine di minimizzare o ridurre il rischio di hackeraggio.

Ritornando al tema del parcheggio, è fuori di dubbio che, nei prossimi anni, tutte le aziende del settore dovranno tenersi costantemente aggiornate sull’evoluzione dei veicoli automatici.

Questo tipo di veicoli – come le famose Google Cars apparse nel 2009 – funziona sfruttando un sistema di telecamere, radar e sensori laser che acquisiscono e processano informazioni relative all’ambiente in cui si muovono.

Il colosso informatico è stato seguito a ruota da altri big player del settore automotive, come Uber, Tesla, Baidu, General Motors e Ford, che hanno annunciato progetti di sviluppo e commercializzazione di questo tipo di vetture. Certo, il compito si profila arduo, perché in ballo, come visto, non vi è solo la realizzazione delle auto, ma anche ricerca, sviluppo e legislazione.

Ma il futuro è dietro l’angolo: già nel 2020 i veicoli automatici potrebbero essere realtà: e potrebbe essere verosimile che, in totale autonomia, da “parcheggio a parcheggio”, possa viaggiare dalla California a New York. Certo, i numeri sarebbero ancora esigui: ma negli States i test e le sperimentazioni fervono. Nel giro di tre anni, dunque, tanto Oltreoceano quanto nei Paesi più tecnologicamente avanzati, come il Giappone, e soprattutto nelle grandi città i veicoli automatici verosimilmente non saranno più guardati come “bestie rare”.

Restano da considerare ancora alcuni elementi per avere un quadro preciso sulla mobilità del futuro, tenendo conto del fatto che, entro il 2040, verrà suonata una solenne e definitiva marcia funebre a tutte le auto a benzina e a diesel: la gente, per esempio, è pronta alle vetture automatiche?

Se si considerano i “pro”, mutare le abitudini di milioni di persone non dovrebbe essere così difficile: il concetto di “errore umano” verrebbe meno, stanchezza e torpore non sarebbero più un problema per chi si mette alla guida, il rischio di imbottigliamento sarebbe evitato a monte grazie a una gestione smart dei flussi di traffico; e, ancora, potremo dire addio all’ansia di perderci, avere incidenti legati al maltempo,  di essere troppo anziani per guidare o penalizzati da qualche disabilità; senza contare che le operazioni di parcheggio sarebbero semplificate, e gli spazi per la sosta enormemente ottimizzati. Certo, il rovescio della medaglia sta nel fatto che se qualcosa andasse storto, cioè se i sistemi di controllo delle auto andassero in tilt, i danni conseguenti potrebbero essere colossali…Ma vogliamo essere ottimisti, concentrarci sul grande cambiamento che in poche manciate di lustri vedremo materializzarsi sotto i nostri occhi e sul quale quelli dei gestori di parcheggio sono già puntati: perché sarebbe davvero penalizzante rendersi conto troppo tardi di non avere saputo tenere il passo a un futuro che ormai…viaggia da solo.