Parcheggio su strada: è ancora molto diffuso nel nostro Paese, dove, si sa, le aree in struttura latitano, soprattutto se si fa il paragone con il resto dell’Europa. Tanto vale, ancor prima di sperare in qualche cambiamento sostanziale, concentrarsi su come possa essere gestito al meglio! Lo spunto ci viene da un articolo apparso sul sito Reinventing Parking, in cui l’esperto Paul Barter approfondisce la questione.

 

Il segreto? Semplice, concentrarsi su tre obiettivi: perché, come vedremo, tutti gli altri dettagli a cui spesso si tende a dare la priorità ne sono di fatto una conseguenza. Il primo è progettarlo accuratamente, così che il parcheggio sia localizzato e organizzato in modo da servire gli scopi-chiave del luogo in cui si trova: incentivare le persone a muoversi, fornire accesso agli edifici e fungere da luogo pubblico. La giusta concezione di una strada, dunque, ha la precedenza sulla progettazione dei parcheggi: i quali devono essere pensati in modo da ridurre al minimo le manovre che interferiscono con la natura della strada in cui sorgono, scoraggiando in particolare quelle che possano mettere in pericolo l’incolumità dei passanti. Bisogna infine evitare il congestionamento del parcheggio, utilizzando strumenti di gestione (anche le semplici tariffe) che garantiscano la possibilità, ai veicoli che arrivano sul posto, di trovare posti auto liberi in ogni area della strada in cui il parcheggio sia consentito.

 

È evidente che tutti e tre questi obiettivi sono strettamente legati l’uno all’altro, e si completano a vicenda. Una buona progettazione della strada facilita quella del parcheggio, un’accorta gestione fa desistere gli automobilisti dalla tentazione (sempre dietro l’angolo, ahinoi, per gli automobilisti nostrani) di parcheggiare illegalmente; la tecnologia (per esempio le modalità di pagamento pay-by-plate, che permettono di acquistare il biglietto utilizzando il loro numero di targa ndr) facilita le politiche di tariffazione e assicura che la circolazione delle auto rispetti le aspettative prestabilite.

 

Ragionando in termini più ampi e pensando al maggior numero possibile di contesti, tuttavia, vi sono altri obiettivi da non trascurare se si parla di parcheggio su strada: obiettivi che però, contrariamente a quanto spesso accade, non vanno considerati prioritari in quanto si conquistano solo se, come già abbiamo accennato, non si perdono di vista i tre appena illustrati.

 

Nelle vie commerciali, per esempio, aiutare le imprese dando priorità ai clienti dei negozi al dettaglio è fondamentale. Bisognerebbe però tenere in considerazione anche le esigenze di altri profili di utenti: dai clienti ai residenti, dai dipendenti locali agli studenti. Importantissimo è prevedere la possibilità di parcheggio il più possibile agevole per gli automobilisti con disabilità (quante volte ne abbiamo parlato qui su Parcheggi.it?), garantire spazio adeguato per operazioni di fermata temporanea (pick-up e drop-off), stazioni di taxi, fermate degli autobus e consegne.

 

L’elenco non finisce qui: sappiamo che le aree di parcheggio su strada devono fornire entrate ai Comuni, decongestionare il traffico e, last but not least, integrarsi armoniosamente con altri spazi, come quello pedonale e con quelle piste ciclabili che, per nostra sfortuna, ancora scarseggiano. Veniamo ora invece ad approfondire la questione turnover: di solito la si affronta con l’obiettivo di soddisfare le esigenze dei commercianti locali, ma questo obiettivo è importante solo per i parcheggi che si trovano in prossimità di negozi importanti, dove consente un flusso costante di clienti in arrivo. Il fatturato che ne deriva, infatti, è raramente rilevante in zone di diversa natura, come nelle strade residenziali o nelle aree industriali. Non solo: un elevato turnover non scongiura necessariamente il rischio che il parcheggio sia sempre pieno, né di conseguenza gli sgradevoli effetti collaterali di questo fenomeno. Quanto agli introiti, che pure rappresentano un’ottima e auspicabile conseguenza derivante da una accorta gestione del parcheggio, non devono essere visti come un obiettivo chiave in sé.

 

Puntare solo a quelli può generare tensioni e malcontento nei cittadini.

Assai più importante, per esempio, è curare l’accessibilità dei parcheggi per le persone con disabilità: ottenere questo risultato vuol dire avere concepito il parcheggio come un parcheggio davvero per tutti, con un design universale laddove umanamente possibile.  E, restando nell’ottica di evitare scontento e polemiche, è fondamentale impegnarsi con quei gruppi chiave di cittadini che potrebbero opporsi alle politiche di parcheggio applicate: su tutti i residenti della zona, ai quali è vitale andare incontro, eventualmente cedendo a qualche ragionevole compromesso.  Un esempio? Paul Barter evidenzia come talvolta i residenti di una determinata zona richiedano l’accesso esclusivo al parcheggio sulla propria strada residenziale, verosimilmente per avere la certezza di un posto auto disponibile vicino a casa ogni volta che vi rientrano da fuori. Non possiamo permettere alle persone di rivendicare diritti personali su spazi specifici: ma possiamo rendere i posti vacanti uno dei nostri obiettivi principali e possiamo includere in questo l’obiettivo di garantire posti vacanti per i residenti, che possano così rincasare a cuor leggero, con la ragionevole certezza di non dover lasciare l’auto in posizioni scomode o troppo lontane dalle loro abitazioni.

 Una gestione accorta delle fermate per i mezzi pubblici, delle zone di carico e scarico e delle piste ciclabili è diretta conseguenza di una buona progettazione del parcheggio a monte, così come il successo commerciale dell’area in cui si trova: evitare che sia troppo pieno e fare in modo che siano sempre disponibili posti vacanti, fra l’altro, fa desistere gli automobilisti dal parcheggiare in doppia fila o dove non è possibile.

Tutto ciò dimostra come i tre obiettivi elencati da Barter siano non solo importanti, ma anche applicabili universalmente: da tenere a mente – evidenzia l’esperto – sia se s’interviene sulle strade molto frequentate, sia se lo si fa su quelle a basso congestionamento: dove, se proprio non è necessario smaltire un corposo passaggio di persone o favorire le imprese locali, resta comunque doveroso scoraggiare, in qualunque forma, l’infrazione delle più semplici e basilari regole di parcheggio.  Non possiamo ignorare, in conclusione, il fatto che per quanto possa essere ben gestito il parcheggio su strada resterebbe importante, nel nostro Paese, promuovere una cultura del parcheggio in struttura che ancora manca; e che, tenendo conto della conformazione di molte delle nostre città e della presenza di un numero impressionante di centri storici di immenso valore artistico resta a nostro avviso una scelta vincente per risolvere il problema del congestionamento da auto senza interferire con la bellezza e la vivibilità urbana.