Un ampio articolo apparso in questi giorni sul Guardian, autorevole testata d’Oltreoceano, invita a riflettere su un tema di stretta attualità, soprattutto ora che, con lo scoppio dell’emergenza sanitaria, l’auto si è imposta come mezzo privilegiato per gli spostamenti anche nelle città europee: l’uso dei mezzi pubblici, bisogna convenire, non è certo l’ideale per rispettare le regole di distanziamento!

Tutto questo, spesso, ha portato le amministrazioni cittadine a favorire l’uso delle auto, cancellando temporaneamente la tariffazione della sosta su strada e rendendola quindi gratuita: il provvedimento, tuttavia, ha portato alla luce ancor più disagi nella circolazione rispetto al solito. La presenza capillare dei parcheggi gratuiti su strada, in particolare, porta con sé pesanti ripercussioni sull’ambiente.

Lo spazio che le auto occupano sulle strade può sembrare esiguo, a colpo d’occhio, ma i dati ci raccontano una realtà ben diversa: a New York, per esempio, la quantità di spazio stradale riservata al parcheggio corrisponde a 12 volte la superficie di Central Park! Il “guru internazionale del parcheggio” Donald Shoup, economista e studioso di pianificazione urbana presso l’UCLA (Università della California di Los Angeles), definisce preziosi questi spazi, e a ragione si domanda per quale motivo dovrebbero essere destinati gratuitamente alle auto in così grande quantità. Non solo. L’ abbondante disponibilità di queste aree rappresenta un incentivo a spostarsi con mezzi privati, anche in presenza di alternative di trasporto valide e meno impattanti sull’ambiente come mezzi pubblici e biciclette: tutto questo si traduce in un aumento del traffico urbano e, di conseguenza, dell’inquinamento.

Anche in Europa, naturalmente, il costo del parcheggio pesa sulla scelta di spostarsi o meno in auto. Ad Amsterdam, per esempio, circolano meno auto in centro, dove le tariffe sono più elevate rispetto alle zone periferiche: un dato che corrobora la tesi secondo cui aumentare il prezzo del parcheggio su strada permette di ridurre il numero di auto in circolazione.

Ma c’è di più: nella vecchia Europa la presenza di posti auto su strada non sarebbe troppo gradita agli stessi abitanti delle città. Basti pensare che un’indagine condotta a Londra ha evidenziato come molti cittadini preferirebbero alberi anziché stalli ai margini delle strade!

Eppure quando le amministrazioni prendono in considerazione la possibilità di rendere più difficilmente accessibili i parcheggi su strada si trovano di fronte a non poche difficoltà di gestione. Per mettere a punto strategie efficaci occorre, infatti, disporre di informazioni digitalizzate puntuali circa la fruizione di questi spazi e la loro disponibilità, che possano risultare aggiornate in tempo reale: ecco il motivo per cui alcune aziende, come la società di consulenza canadese IBI Group, hanno sviluppato a questo scopo appositi software (in questo caso Curbiq). L’obiettivo è fornire a chi amministra le città uno strumento per gestire al meglio gli spazi urbani, riducendo congestione, rumore e inquinamento e, al contempo, incontrando le più disparate esigenze di mobilità delle persone.

Nel pieno della pandemia, per certi aspetti, le cose sono migliorate, anche se resta vero il fatto che l’auto è identificata come mezzo privilegiato e sicuro per evitare il contatto con gli altri. Moltissime persone hanno iniziato a lavorare da casa, liberando aree esterne che hanno potuto essere utilizzate per altre finalità: come zone di carico e scarico, ma anche come “sfogo” per locali e ristoranti, bisognosi di posti all’aperto. Piattaforme e software, in questa occasione, sono stati utili per individuare queste aree e il loro uso alternativo.

Eppure, a dispetto dei vantaggi che questa riduzione dei parcheggi su strada potrebbe portare, anche in un’ottica di ritorno alla normalità, i commercianti restano scettici: sono in molti, infatti, a temere che la minore disponibilità di posti auto nei pressi di negozi e locali si traduca in un più scarso afflusso di clienti. Ma se non fosse così? Una minore disponibilità di posti auto, ma soprattutto l’applicazione di tariffe più alte potrebbe condurre a un maggiore turn over, a tutto vantaggio degli esercizi commerciali; un vantaggio che, perlomeno per bar e ristoranti, è portato anche dalla possibilità di godere di una capienza aumentata grazie all’utilizzo di spazi su strada. Senza contare che tutte le operazioni che incentivano le persone ad allontanarsi dalla guida e privilegiare modalità di trasporto condivise o attive – camminare, così come spostarsi sui mezzi pubblici o in bicicletta – rappresentano la chiave per contrastare la crisi climatica.

Questo, naturalmente, non significa che auto e parcheggi debbano sparire: a meno di tre decenni dall’arrivo del 2050, anno in cui si dovrà raggiungere la neutralità climatica, questi ultimi vanno amministrati in maniera intelligente. All’aumento delle tariffe per la sosta su strada si dovrebbe affiancare la presenza organizzata e minuziosamente amministrata, grazie a strumenti tecnologici all’avanguardia,  di strutture sotterranee, anche d’interscambio, in cui lasciare l’auto, proseguendo il proprio spostamento verso i centri città in una modalità più sostenibile e coerente con la direzione che il Pianeta deve velocemente prendere.