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SOSTA SULLE STRISCE BLU: SENTENZA DEL GIUDICE DI PACE
Il protagonista del caso è un cittadino milanese, colpevole di aver parcheggiato sulle strisce blu senza aver esposto il gratta e sosta.
Di fronte alla multa immediatamente comminata, l’automobilista, non a caso avvocato, ha subito presentato ricorso al Giudice di pace, basandosi su tre distinti elementi:
- nell’area del parcheggio incriminato non c’erano rivenditori di gratta e sosta aperti,
- l’automobilista aveva parcheggiato per pochissimi minuti (non più di sette),
- il sistema di pagamento tramite gratta e sosta da minimo un’ora non corrisponde a quanto indicato dal Codice della Strada, che prevede l’installazione di orologi marcatempo-parcometri per dar modo all’utente di pagare il tempo effettivo di permanenza sulle strisce blu.
Proprio quest’ultimo punto, e quindi una mancanza da parte del Comune di Milano nell’applicare le direttive statali, è stato determinante nel far vincere la causa a questo inarrendevole avvocato di settant’anni, il quale si è visto quindi cancellare la multa.
Ancora una volta, quindi, l’Italia dimostra di essere il Paese delle mille burocrazie, che spesso cozzano l’una contro l’altra, il più delle volte a danno del cittadino.
Non è questo il caso, anzi.
E chissà che proprio questo episodio non serva da spunto a tanti altri cittadini multati “ingiustamente†… e disposti comunque a ricorrere all’avvocato.
Forse è meglio che i Comuni inizio a dotarsi di tutti gli strumenti necessari all’esazione del parcheggio e che li facciano funzionare a dovere.
Alice Tordo

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