Inutile procrastinare e mantenersi ancorati a idee ormai superate. La mobilità  (e come non potrebbe?) corre, il modo di spostarsi e di vivere la città  si sta evolvendo e quelli di ‘mobilità  intelligente’, ‘combinata’ e ‘condivisa’, non sono più soltanto concetti da sfoggiare per farsi belli in occasione di forum, presentazioni e convegni, ma realtà .

Negli Stati Uniti se non qui, perlomeno, dove i servizi legati a quelle che viene definita ‘multi ‘ modal mobility’ stanno acquisendo un ruolo preponderante e spazi di crescita sempre più interessanti, coinvolgendo i settori di mobilità , trasporto, tecnologie emergenti, sostenibilità  ambientale e comunicazione.

Protagonista di questo nuovo modo di vivere la mobilità , un viaggiatore – perchè sempre di viaggi parliamo, si tratti di muoversi da New York a Miami come di spostarsi di dieci isolati – in grado di accedere a servizi ‘su misura’, perfettamente rispondenti alla sue esigenze, grazie alla tecnologia, appoggiandosi all’uso di smartphone e di altri sistemi perfettamente integrati fra loro; servizi che già  oggi sono sviluppati tenendo conto del fatto che presto circa i due terzi della popolazione mondiale vivrà  in megalopoli.

Il futuro del trasporto pubblico urbano, dunque, sarà  rappresentato da sistemi in grado di fornire, su specifica richiesta, biciclette, auto e altri mezzi di trasporto. Non solo: la maggior parte dei mezzi di trasporto sarà  condivisa, e i cittadini potrà  accedervi con facilità  ricorrendo alla tecnologia mobile, il più delle volte sottoforma di APP.
Fra le più interessanti sviluppate negli USA, per esempio, è impossibile non menzionare Ride Scout, che integra dati provenienti da diversi provider permettendo di accedere a un ventaglio di servizi che spaziano dal car, al bike sharing, al trasporto pubblico per dare l’opportunità  di raggiungere nel modo più rapido la propria destinazione; e, ancora, Zappos Project 100, che fa capo a 100 auto elettriche Tesla Sedan guidate da conducente, 100 veicoli in condivisione, 100 bici e 100 navette.
La condivisione diverrà  dunque una facile alternativa alla proprietà , recando peraltro evidenti vantaggi in termini di risparmio e di sostenibilità ; ed è chiaro che il parcheggio avrà  un ruolo centrale in questa evoluzione, motivo per cui per i professionisti del settore si aprono interessanti spazi di manovra per ritagliarsi uno spazio importante all’interno di sistemi integrati di mobilità .

Se tuttavia questa metamorfosi è già  in atto Oltreoceano, è ancora inevitabile stentare a immaginarla in Europa, e proprio in Italia in particolare. Se, infatti, negli States l’auto è quasi universalmente considerata per ciಠche effettivamente è (un mezzo di trasporto), nel nostro Paese vige la mentalità  di vederla come un oggetto del desiderio, uno status symbol da custodire con gelosia; e questa smania di possesso certamente cozza con il concetto di condivisione. Dell’auto si abusa, a scapito dei mezzi pubblici, troppo spesso snobbati e utilizzati obtorto collo con assai scarso rispetto, oltre alla ostinata tendenza di dimenticarsi di timbrare il biglietto; salvo poi lamentarsi della loro inefficienza.

Il panorama, insomma, non è incoraggiante; ma questo non significa che non manchino segnali positivi, indicativi del fatto che un cambiamento di mentalità  è, forse, possibile. Pensiamo al successo di iniziative come BlaBlaCar, il car pooling che permette di offrire e approfittare di passaggi in auto con considerevole risparmio; del bike sharing, perlomeno in alcune città ; o di iniziative di car sharing, da Enjoy! a Guida -Mi a E-Vai Iniziative che potrebbero portare, letteralmente e metaforicamente, aria nuova in città , influenzando positivamente le giovani generazioni e avvicinando il sogno, per ora ancora un po’ troppo a stelle e strisce, di una mobilità  veramente smart e sostenibile.