Arte e parcheggi: di primo acchito sembrano due mondi inconciliabili. Coì elevato il primo, coì prosaicamente legato alla quotidianità  il secondo. Eppure da qualche tempo un progetto, definito dagli stessi ideatori ‘di guerriglia creativa urbana’, sta trasformando in originali spazi espositivi proprio alcune aree ‘ raramente accattivanti ‘ destinate al ricovero delle auto.

Il progetto prende le mosse da un principio molto semplice: chi ha detto che un parcheggio a pagamento deve essere per forza destinato a un’automobile? In fondo pagandolo, e dunque diventando di fatto temporanei padroni dello spazio, se ne puಠfare ciಠche si vuole: anche trasformarlo in una piccolo museo metropolitano, nel quale dare libero sfogo alla propria creatività , pur attenendosi a istruzioni ben precise, che sono visibili a tutti sul sito web.

Visitando il sito ci si rende facilmente conto dello spirito che anima l’iniziativa, tesa a valorizzare lo spazio urbano. Gli aspiranti artisti sono dunque invitati a scegliere con cura il parcheggio a pagamento nel quale dare sfogo al proprio estro, evitando, per esempio, di optare per spazi riservati ai disabili o destinati al carico e scarico di merci. Si raccomanda inoltre di assicurarsi che lo spazio abbia una buona visibilità , sia facilmente visibile e raggiungibile dal pubblico e non adiacente a luoghi in cui si tengano iniziative analoghe. Altra regola da rispettare, quella di fare in modo che risulti ben evidente il fatto che lo spazio è stato regolarmente pagato: per prorogare la durata della performance, è possibile comunque coinvolgere gli spettatori in una raccolta fondi! A questo punto si puಠprocedere con l’installazione artistica, ovviamente avendo cura di non invadere gli spazi adiacenti; e una volta ultimata la propria personalissima mostra, che deve essere documentata attraverso foto, riprese, ed eventuali interviste agli spettatori coinvolti, è di rigore avere cura di ripulire accuratamente lo spazio affinchè non rimanga la minima traccia di quanto accaduto.

Guerriglia urbana ì, dunque, ma all’insegna della massima civiltà . E infatti l’iniziativa sta registrando una certa risonanza, ed è stata portata avanti in più d’una città : da Genova a Milano, passando per Imperia.

A Firenze, invece, la società  di gestione Firenze Parcheggi si è ispirata all’idea di fare del parcheggio un museo organizzando il concorso internazionale Park Art, che ha visto trionfare due originali proposte dal titolo Underplanet e Fw/Rw/Play.

Il primo progetto artistico è stato sviluppato presso il parcheggio di Porta al Prato, che è stato abbellito da una raffinata installazione basata sulla creazione di una sorta di giardino verticale ‘polisensoriale’, fatto di piante, immagini proiettate su schermi lcd e musica contemporanea. Il secondo, che si è meritato l’ oro a pari merito, consiste invece in un’opera fatta di proiezioni interattive che si attivano grazie ad una serie di sensori disposti lungo i corridoi dei parcheggi, e che vogliono rappresentare delle delle vere e proprie pulsazioni vitali in un spazio morto.

Fra le opere premiate, anche un Parcheggio da Favola, rappresentazione grafica delle più celebri fiabe della tradizione popolare, e L’Organo auto pneumatico, installazione sonora presentata da due artisti svizzeri per il parcheggio di Santa Maria Novella purtroppo esclusa per motivi di fattibilità  tecnica.

Di certo sia progetto Parkart, sia l’originale concorso fiorentino costituiscono al momento esempi piuttosto isolati. E poter lasciare sempre più spesso la propria auto in piccoli musei metropolitani, trasformando un atto banale e quotidiano in una piccola occasione di arricchimento culturale appare ancora piuttosto utopistico. Quel che risulta evidente è tuttavia una sempre più diffusa tendenza a vedere attraverso una nuova prospettiva uno spazio urbano normalmente bistrattato, e anzi, comunemente associato a situazioni di squallore: e cià², si spera, potrebbe condurre perlomeno a concepire parcheggi e rimesse in maniera sempre più curata, coniugando razionalità  e gradevolezza estetica.