Si dice “pop up” e la mente corre ai meravigliosi libri per bambini dalle cui pagine, come per incanto, scaturiscono splendide e coloratissime immagini tridimensionali: quasi sempre si tratta di piccoli capolavori di carta, da far maneggiare con grande attenzione alle piccole pesti!

Eppure, strano ma vero, anche un parcheggio può essere “pop up”: lo ha egregiamente dimostrato uno studio di architettura danese, Tredje Nature, che ha sviluppato un progetto dal fascino onirico, in grado di sfruttare la potenza della natura.

Lo studio si basa su alcune importanti considerazioni: entro il 2050 la popolazione terrestre dovrebbe raggiungere i 9 miliardi di persone. La migrazione verso le città è in aumento, e gli spazi urbani sono sempre più congestionati da auto e traffico, a scapito della possibilità di godere di zone verdi. Come se non bastasse, i cambiamenti climatici in atto portano spesso a dover fronteggiare violenti fenomeni temporaleschi, fatto che apre anche il problema dello stoccaggio delle acque piovane.

A oggi la tendenza è sempre stata quella di pensare alla gestione del congestionamento urbano, dei parcheggi e dello stoccaggio delle acque come a tre problemi distinti. Lo studio di architettura ha invece pensato di farvi fronte in un sol colpo: anziché pensare a costruire un serbatoio per l’acqua piovana (che sarebbe stato vuoto per la maggior parte del tempo), oppure un parcheggio monofunzionale, ha pensato proprio a un parcheggio pop up.

Ma come funziona questo straordinario parcheggio? In condizioni climatiche normali si tratta di una normale struttura sotterranea, che già di per sé, come noi di Parcheggi.it teniamo sempre a ribadire, ha l’indubbio pregio di lasciare libero lo spazio urbano circostante. Attenzione, però: il parcheggio sorge sopra un’ampia cisterna d’acqua, che in base al principio di Archimede si muove verso il basso e verso l’alto a seconda di quanto si riempie.

In caso di pioggia intensa dunque, sospinto dall’acqua, il parcheggio emerge in superficie dal sottosuolo; la sua struttura, circolare, è stata progettata per ottimizzarne il galleggiamento e ogni dettaglio è stato accuratamente studiato, in collaborazione con professionisti ingegneri, per assicurare la massima sicurezza alle auto posteggiate. Appositi cuscinetti di sollevamento idraulici e meccanici bilanciano i rapporti di peso dalle vetture custodite nella struttura, e garantiscono che questa si muova saldamente e in modo uniforme in su e in giù in base alla variazioni del livello acqueo. E poi? “Passata la tempesta”, e una volta smaltita l’acqua piovana dal sistema di fognatura, il parcheggio ritorna delicatamente sotto terra.

Il progetto Pop up è stato sviluppato dallo studio Tredje Nature come possibile soluzione per alcune aree di Copenaghen e per il St. John’s Park a New York. Si tratta tuttavia di una soluzione potenzialmente replicabile in grandi centri urbani ad alto rischio di tempeste di pioggia: da Città del Messico a Rio de Janeiro, da Londra, a Singapore, a Tokio. Certo, non si tratta certo di semplicissima applicazione, né la si può dire economica (il costo di un simile parcheggio si stima 3 volte superiore rispetto a un parcheggio tradizionale). Indubbiamente, però, esemplifica egregiamente un approccio creativo, visionario e “olistico” al problema della gestione di più problemi in una città: approccio lodevole e, non abbiamo dubbi, destinato a imporsi come quello vincente.