C’è chi pensa a costruire nuovi parcheggi, anche sotterranei, e chi ha scelto di non farlo più. In alcune città del mondo è in atto una rivoluzione silenziosa ma profonda: eliminare gli stalli, restituire spazio pubblico, rimettere in discussione il dominio dell’automobile. Una scelta radicale, che cambia il volto delle città e il modo in cui le persone le vivono.
Un modello urbano da superare: il parcheggio al centro della città
L’urbanistica all’americana è stata per decenni costruita attorno al concetto di parcheggio. Come sottolinea Henry Grabar nel suo libro “Paved Paradise”, negli Stati Uniti ci sono più metri quadri dedicati all’auto che alle persone. Un’auto resta parcheggiata per oltre il 90% del suo ciclo di vita. Questo ha generato città estese, centri desertificati e un traffico cronico. Per Grabar, è la disponibilità stessa di parcheggi a incentivare l’uso eccessivo dell’automobile. Lo conferma Daniel Knowles in “Carmageddon”: nelle metropoli americane si impiega più tempo negli spostamenti oggi che prima della costruzione delle highway. In un contesto del genere, l’auto privata non è più sinonimo di efficienza o libertà, ma di congestione, costi e inquinamento. Una logica che si fa ancora più insostenibile nelle città europee, nate prima dell’automobile.
Le città europee che hanno eliminato i parcheggi
Mentre in Italia si discute ancora di nuovi parcheggi, alcune città europee hanno scelto di non costruirne più.
Pontevedra (Spagna) ha bandito il traffico in centro nel 1999, eliminato i parcheggi e rivoluzionato la viabilità: oggi vanta zero morti stradali in centro e metà delle emissioni di CO2.
A Oslo i parcheggi sono stati progressivamente rimossi dal centro storico. La mobilità è stata affidata a mezzi pubblici, biciclette e pedoni. A Gand, in Belgio, il centro è diviso in settori non collegati in auto, con parcheggi solo in periferia. A Zurigo vige da anni una regola semplice: per ogni nuovo parcheggio costruito, uno deve essere rimosso.
A Norimberga, invece, si è scelto di non costruire nuovi parcheggi nel centro storico, per proteggere il patrimonio urbano e incentivare soluzioni di mobilità alternativa. La strategia si basa sul rafforzamento del trasporto pubblico e sulla conservazione dell’identità architettonica cittadina, evitando nuove infrastrutture che attraggano traffico motorizzato. Parigi, dopo l’aumento delle tariffe per i SUV, ha annunciato la volontà di rimuovere 70.000 posti auto entro il 2026, convertendo gli spazi a funzioni sociali (come depositi di biciclette e logistica dell’ultimo miglio), e ha bloccato qualsiasi nuova costruzione in centro.
In tutti i casi, la logica è chiara: meno spazio per le auto, più spazio per le persone.
Parcheggi e spazio pubblico: una scelta culturale
Le politiche anti-parcheggio non sono solo scelte urbanistiche, ma culturali. Significano ridefinire il concetto di spazio pubblico e chi ha diritto a utilizzarlo. Non più solo chi guida, ma anche chi cammina e pedala. Le resistenze, soprattutto da parte dei commercianti, non mancano. Il timore è quello di perdere clientela. Ma i dati raccontano una storia diversa: la vitalità urbana cresce dove c’è meno traffico, più socialità e più sicurezza.
Le città che hanno detto no al parcheggio mostrano che un’alternativa è possibile.