È più che mai rovente, in queste settimane, il dibattito pubblico sulla riapertura dei Navigli che si sta svolgendo a Milano: un progetto molto suggestivo, che potrebbe regalare ulteriore smalto a una città già da anni in fase di rinascita, ma che divide in modo molto netto sostenitori e detrattori.

Negli intendimenti della attuale amministrazione della città, la riapertura dei Navigli significherebbe guadagnare vivibilità in zone ora prive di una vera e propria identità, come via Melchiorre Gioia; rilanciare luoghi storici come la Cerchia interna dei Navigli e la Darsena come apertura della città allo scenario metropolitano; e, non ultimo, tutelare l’ambiente urbano in un processo di verso sviluppo sostenibile, come meno auto e più qualità della vita.

La questione è avvincente, e noi di Parcheggi.it abbiamo iniziato a seguirla da vicino partecipando a uno degli incontri pubblici che si stanno susseguendo serratamente in questi giorni. Obiettivo, comprendere nei dettagli come si articolerebbe il progetto che è stato illustrato da Antonello Boatti, architetto e coordinatore del Comitato Scientifico per la riapertura dei Navigli: con in più la consapevolezza, risultato di tanti anni di esperienza e di uno sguardo sempre aperto su altre realtà urbane, che i processi di rinnovamento e rilancio di una città devono sempre essere sostenuti da un’adeguata progettazione e gestione dei parcheggi. Lo scopo deve essere quello di accogliere le auto, e di agevolare nel raggiungimento delle mete di maggiore attrattiva (o delle loro adiacenze) cittadini e turisti, tramite mezzi pubblici o privati.

Il processo di chiusura dei Navigli milanesi, dovuto all’epoca a motivi principalmente igienici, è menzionato per la prima volta nel 1884 nel Piano Regolatore Beruto, ideato dall’Ingegner Cesare Beruto; ma è solo tra il 1929 e il 1930, in concomitanza con il diffondersi delle auto e sulla scia del mito futurista di modernità e velocità che si procede alla copertura, creando in questo modo quell’anello di strade noto come Cerchia dei Navigli. Il processo, tuttavia, si prolunga con una “coda” negli anni Sessanta, quando viene coperto anche il naviglio della Martesana situato nella zona nord della città.

A distanza di una cinquantina d’anni, dunque, eccoci alle prese con la controversa ipotesi di riapertura. Il progetto non vuole essere la ricostruzione di una cartolina storica, ma – evidenzia Boatti – guarda a una visione della città decongestionata dal traffico in centro, ricca di aree pedonali e ciclabili a misura d’uomo.

Il percorso coinvolto dal progetto di riapertura si sviluppa su una lunghezza di 7 km e 700 metri al centro della idrovia Locarno – Milano – Po e sarebbe sempre collegato a un sistema ciclabile. La riapertura dei Navigli coinvolgerebbe diverse zone del centro, e questo comporterebbe una diminuzione del volume del traffico in una città costantemente in crisi per l’inquinamento atmosferico.

Le aree interessate dal piano sono quelle della Martesana, nella zona nord est della città, di San Marco, nello storico quartiere di Brera, la cerchia o circonvallazione interna, quella che è attualmente percorsa dalla linea 94, e la conca di Viarenna, situata nelle adiacenze della Darsena di Porta Ticinese.

Inevitabile per noi domandarsi quali ripercussioni potrebbe avere il progetto su traffico e viabilità: i detrattori dell’idea, infatti, temono che l’apertura di tratti di naviglio lungo la circonvallazione interna manderebbe in tilt la città.

In realtà, a ben vedere, l’idea della riapertura costringe a una riflessione su modelli più “europei” di città: modelli di città in cui il traffico è tenuto lontano dal centro, ma dove di contro viene potenziato un sistema di trasporto pubblico e di parcheggi d’interscambio situati in zone più periferiche in cui lasciare l’auto per spostarsi in maniera snella e agevole in centro, con soluzioni integrate che infatti, puntualmente, vengono portate a esempio come case history virtuose in occasione di tutte le tavole rotonde internazionali dedicate alla mobilità.

Del resto chiudere gli occhi di fronte al problema del traffico che affligge Milano è impossibile; e per chi ci vive è impossibile non notare che gli anelli della circonvallazione, specialmente in alcune fasce orarie, sono trattate da alcuni automobilisti come se fossero il circuito di Indianapolis…L’introduzione dell’area C, e dunque la limitazione degli accessi alle auto in centro, a ben vedere rappresenta già un consistente passo in avanti verso il decongestionamento dal traffico, nell’ottica di restituire a tutti i cittadini un centro a misura d’uomo.

Certo, alcuni problemi, evidenziati dai detrattori del progetto e considerati prioritari rispetto alla sua eventuale messa in atto restano stringenti: è sotto gli occhi di tutti, per esempio, il fatto che sia indispensabile introdurre a Milano percorsi ciclabili degni di questo nome.

La riapertura dei navigli, lungi però dall’essere in contrasto con la risoluzione di questi problemi, potrebbe porsi come stimolo per ripensare e riequilibrare l’intera organizzazione di traffico e mobilità. L’apertura di alcuni tratti di naviglio, inoltre, eviterebbe l’effetto “parcheggio a cielo aperto” che purtroppo contraddistingue tante zone del capoluogo lombardo, e riportare l’attenzione sull’importanza di soluzioni di parcheggio sotterraneo.