Non c’è scampo. Da Mosca a Milano, da Parigi a Nuova Dehli, il dramma quotidiano della ricerca del parcheggio non risparmia alcun automobilista.
Senza andare troppo per il sottile, giacché non guarda in faccia neanche al livello di sviluppo delle città , serpeggiando implacabile per le strade di centri urbani più o meno evoluti. Questo è quanto emerge da un’indagine sviluppata da IBM in 20 città del mondo su un campione di 8042 pendolari, con il fine di comprendere meglio gli atteggiamenti legati alla congestione del traffico propri dei cittadini e mettere a punto soluzioni di trasporto intelligenti per far fronte al problema.” E’ evidente che gli automobilisti di tutto il mondo sono alle prese con frustrazioni e problemi, non solo durante il pendolarismo quotidiano ma anche quando cercano un parcheggio”, ha commentato Vinodh Swaminathan, direttore della sezione intelligent transportation systems” di IBM, che ha addirittura evidenziato come il problema del parcheggio abbia un impatto negativo sulla produttività dei cittadini e sulle opportunità economiche in una città.
Una nuova unità di misura…
Oltre alla tipica congestione del traffico causata dal pendolarismo quotidiano e dagli ingorghi dovuti a lavori e incidenti, la ricerca ha infatti stimato che oltre il 30% del traffico cittadino è causato da automobilisti che cercano un parcheggio. Non solo i sistemi di parcheggio inefficienti comportano congestione del traffico e un aumento delle emissioni di anidride carbonica, ma determinano anche uno spreco di tempo per i pendolari, generando una perdita di produttività . L’aspetto forse più interessante dello studio, che ha avuto grande risonanza mediatica, è il Parking Index, sviluppato dal colosso informatico statunitense per misurare il tempo di ricerca di un parcheggio, che si basa su svariati fattori: dalla quantità di tempo impiegata per cercare parcheggio, a quella delle liti con gli altri automobilisti generate dallo spinoso problema, al numero di multe per divieto di sosta ricevute.
Da questo punto di vista le città che più delle altre risultano paradisi più che giungle d’asfalto sono Chicago, Los Angeles e Buenos Aires, con un indice che si attesta fra i 51 e gli 80 punti. Numeri che, più concretamente, stanno a indicare che un posto libero per la propria auto si puಠtrovare in meno di cinque minuti. Al lettore italiano a questo punto non potrà che sfuggire un sognante sospiro d’invidia. E in effetti Milano, tanto per citare la più metropolitana delle città nostrane, ha un indice di 117 punti. Insomma, ci vuole almeno un quarto d’ora (di stress e improperi..) per scovare un buco in cui parcheggiare; come a Parigi. Potrà forse consolare il fatto che in altre città la situazione è ben peggiore: a Nuova Dehli e a Nairobi, infatti, la missione impossibile puಠrichiedere un’ora! Non meno interessante è comunque, questa volta da un punto di vista squisitamente antropologico, rilevare che l’esasperazione causata dall’infruttuosa e frustrante ricerca induce sovente a desistere dall’impresa, o a esplodere in poco civili liti con gli altri automobilisti. La squallida scenetta del “L’ho visto prima io!” è nota a noi tutti, e alzi la mano chi non ne è stato almeno una volta protagonista.
Le riflessioni del presidente AIPARK
Traendo spunto da questa ricerca per soffermarci sulla realtà italiana, abbiamo scelto di interpellare Marco Medeghini, Presidente AIPARK, che, dopo averla accuratamente esaminata, ha condiviso con noi alcune interessanti
riflessioni. Il risultato è uno spaccato molto obiettivo e razionale della situazione del nostro Paese, che ne mette in evidenza le molte specificità e criticità senza tuttavia dimenticare esempi virtuosi di città in cui ci si sta seriamente adoperando per assicurare ai cittadini una migliore mobilità , e, di conseguenza, una migliore qualità di vita.
“L’indagine IBM, per evidenti motivi – esordisce – è finalizzata a proporre strumenti in grado di fornire in tempo reale aggiornamenti relativi al traffico, alle code e ai parcheggi. Ritengo tuttavia che in Italia, ancor prima
di proporre tecnologie innovative per la regolazione del traffico (assai utili per il miglior utilizzo delle infrastrutture) sia, purtroppo, necessario partire dai “basilari”, ovvero progettare e realizzare le infrastrutture necessarie, siano esse strade, metropolitane, ferrovie, tram ma anche e soprattutto parcheggi. Caratteristica delle nostre città, come di altre città europee, è ad esempio la diffusa presenza di centri storici, per lo più medievali, che non sono in grado, per loro natura, di accogliere un numero sufficiente di vetture se non adeguatamente strutturati. In questo senso si rende evidente ‘ come traspare dalla ricerca IBM ‘ come la mancanza di parcheggi rischi di avere ripercussioni negative sull’economia e lo sviluppo delle città . In centro sono solitamente concentrate le principali attività delle città : negozi, uffici, servizi e abitazioni, e un accesso difficoltoso, con la “guerra dei poveri” dell’accaparrarsi, o del pretendere, chi arriva prima,i pochi posti disponibili, rischia di indurre la gente a disertarli”. Una scelta che va contro la natura delle nostre città , ben diverse da quelle statunitensi in cui i confini fra le cosiddette “downtown”, i centri commerciali, le zone in cui si concentrano gli uffici e quelle residenziali sono assai più netti; e che rischia di fare anche dei nostri centri urbani, città policentriche in cui, per forza di
cose, si dovrà ricorrere a un utilizzo maggiore dell’auto, con conseguente incremento del traffico nonchè della necessità di parcheggi, in un allarmante circolo vizioso.
Come spezzarlo? “Molto spesso ‘ risponde Medeghini ‘ i problemi concreti sfuggono alle amministrazioni cittadine perchè non riescono ad averne realmente il polso. A questo scopo è essenziale avere una “vision”, un “obiettivo preciso”. Obiettivo che, il più delle volte, non puಠassolutamente prescindere dalla costruzione di parcheggi. E se diciamo costruzione lo facciamo perchè ben consapevoli che le sole strisce blu non bastano. Marco Medeghini lo conferma. “Il primo passo per una corretta gestione della sosta è in molti casi il passaggio dalle strisce bianche a quelle blu. Non si tratta, oggi, di un passaggio difficile, e si ha il vantaggio immediato di una maggiore rotazione di auto; ma come si diceva, è solo il primo passo, se non si va oltre, si corre il rischio di far rimanere i nostri centri storici dei garage a cielo aperto. Il ciclo potrà dirsi completo solo costruendo i parcheggi interrati e per far questo si possono utilmente utilizzare i proventi della sosta su strada a pagamento. Proprio come da tempo accade nelle grandi città europee, specie al Nord. Da questo punto di vista esistono alcune città , anche in Italia, che si stanno avvicinando a questi modelli virtuosi. “Siena, Bolzano, Brescia (dove Brescia Mobilità ha recentemente ideato una tessera sola per abbonarsi e pagare parcheggi in struttura, parcometri, bike sharing e trasporto pubblico) Torino e Bologna sono quelle che, come emerge dalla periodica indagine sulla sosta effettuata da AIPARK, al momento ricalcano di più queste strategie; altre stanno cercando di farlo; ma la maggior parte arranca”. L’esempio di Milano, dove il piano parcheggi avviato dalla giunta Albertini, pur con tutti i suoi possibili difetti, appare quasi congelato dopo 15 anni, è in questo senso emblematico. E i comitati di cittadini che, rifacendosi al principio del “not in my backyard” sono sempre pronti a schierarsi contro la costruzione di parcheggi sotterranei, a torto visti come il fumo negli occhi, certo non facilitano un’evoluzione in questo senso. Un valido spunto per un ulteriore approfondimento sulla situazione della sosta in Italia con Marco Medeghini ci viene anche dal recente congresso EPA (European Parking Congress), e in particolare sulle tesi, a tratti provocatorie, di Donald Shoup della UCLA, University of California, Los Angeles, considerato un vero e proprio guru della pianificazione urbana, intervenuto come ospite all’importante evento, che quest’anno è stato organizzato proprio da AIPARK a Torino.
Le proposte del “guru” Shoup: utopia o realtà ?
Nel suo volume The High Cost of Free Parking (Il caro prezzo della sosta gratuita), l’esperto identifica infatti il parcheggio libero quale catalizzatore di ricadute molto negative sulle città : svaluterebbe il design urbano, contribuirebbe al degrado dell’ambiente, producendo traffico e inquinamento, e, last but not least, danneggerebbe l’economia. Secondo Shoup, dunque, la regola d’oro del parcheggio consisterebbe nell’applicare
una tariffa ottimale continuamente variabile in grado di generare l’occupazione dell’85% dei posti disponibili: coì l’automobilista troverebbe sempre qualche posto libero in ogni isolato, e gli utili prodotti dalla
sosta potrebbero essere investiti per finanziare servizi pubblici aggiuntivi.
A questo riguardo, chiediamo a Medeghini come le soluzioni proposte dal guru del parcheggio potrebbero essere adattate alle nostre realtà . “Da tecnico ‘ premette il Presidente AIPARK ‘ condivido le idee di Shoup, benchè le ritenga difficilmente praticabili nel nostro Paese. Paradossalmente, tuttavia, è proprio questo che mi stimola. In Italia si indugia troppo nell’affrontare nuovi progetti e nuove esperienze, la politica detta le regole tecniche
nell’ossessione del gradimento immediato della popolazione. Prestando maggiore ascolto ai tecnici di settore, senza condizionamenti di parte, le amministrazioni dovrebbero avere il coraggio di studiare e provare,
anche forti delle esperienze altrui, senza lasciarsi intimidire o bloccare dalle reazioni immediate dei cittadini. Anche perchè i cittadini possono apprezzare determinate soluzioni solo una volta che viene dato loro
il modo, e dunque il tempo, di apprezzarle”. Medeghini auspica infine una migliore comunicazione e interazione fra amministrazioni e privati desiderosi di portare il loro contributo nella gestione della mobilità .
“Ora più che mai è necessario investire nelle infrastrutture e nelle tecnologie. E proprio per questa ragione, in un momento di crisi economica quale è l’attuale, l’apporto dei privati è oltremodo importante. A questo riguardo tuttavia, le amministrazioni dovrebbero vedere il privato non come uno speculatore o viceversa come qualcuno da “spremere” ma come qualcuno che mette risorse e crea opportunità , lavoro, sviluppo e quindi possa e debba trarre da questi investimenti il giusto profitto, rientrando dagli investimenti compiuti. Molto spesso i privati non si mettono in gioco perchè scoraggiati da sistemi elefantiaci, tempi biblici nell’ottenimento delle concessioni,
battaglie da parte dei cittadini che le amministrazioni non sono in grado di contenere ecc…”. E invece hanno bisogno di una sola cosa: certezze.
Una migliore mobilità è possibile?
Come gestori, da oltre dieci anni, di una piazza d’incontro virtuale fra chi gravita intorno al settore della sosta, gli automobilisti e i privati interessati ad avviare un’attività legata al parcheggio, non possiamo che condividere queste ultime affermazioni del Presidente AIPARK. Non di rado, infatti, scrivono allo staff di Parcheggi.it persone che, disponendo di terreni, magazzini o spazi adeguati vorrebbero informazioni utili per avviare un’attività
di parcheggio. E pur ritenendo di avere ormai il polso saldo su questo tema, ancora troppo spesso ci ritroviamo a suggerire loro soluzioni assai diverse, precisando che ogni Comune tende ad applicare le regole in base a proprie scelte, decisioni, delibere; registriamo, insomma, una disomogeneità se non addirittura una notevole confusione. Questa mancanza di chiarezza, unita a maglie burocratiche il più delle volte soffocanti, certo non agevola l’apertura di nuove attività che certamente contribuirebbero a migliorare la mobilità . Questa considerazione ci porta a soffermarci, a nostra volta, sull’atteggiamento delle persone comuni nei confronti del problema parcheggio. La mancanza di parcheggio appare come un problema sempre più sentito, la presenza o meno di posti auto in misura sempre maggiore condiziona ogni spostamento; eppure, ogni volta che si sente parlare
di costruzione di parcheggi, il pensiero corre a scempi architettonici e il popolo insorge, come già visto, al grido di “non nel mio cortile”. Senza pensare neanche per un momento a quanto molte città potrebbero
essere più belle e vivibili grazie al valore aggiunto di parcheggi interrati costruiti con intelligenza e armoniosamente integrati all’ambiente; prestando attenzione ‘ questa volta ì, caso per caso ‘ alle peculiarità di ogni singolo centro urbano, nel rispetto di una varietà che fa dell’Italia uno dei Paesi più ammirati al mondo.