L’emergenza sanitaria e il lockdown che ne è seguito hanno impattato in modo drammatico sulla già delicata situazione economica del nostro Paese. Fra le categorie più colpite figurano gli operatori della sosta: né c’è di che stupirsene, vista la drastica riduzione degli spostamenti, soprattutto nel periodo compreso fra marzo e maggio.

I cambiamenti che ci troviamo a fronteggiare, tuttavia, potrebbero essere rappresentare un’occasione per ripensare in maniera radicale la gestione della sosta e, più in generale, della mobilità, della quale rappresenta un fulcro imprescindibile.

È dunque possibile, pur dovendosi ora risollevare da una situazione così critica, gettare basi costruttive per il futuro? Lo abbiamo chiesto all’Architetto Laurence A. Bannerman, segretario generale AIPARK, l’associazione italiana che riunisce gli operatori della sosta e della mobilità, e che, in piena emergenza, ha fatto sentire la propria voce con una comunicazione al Governo e all’Anci, finalizzata ad avere strumenti concreti che incentivassero la ripartenza.

 

Architetto Bannerman, quale sono le priorità su cui ora è necessario intervenire?

Oggi più che mai la mobilità urbana è una delle sfide più difficili a livello di sistema per gli attori degli ecosistemi di mobilità: il settore della sosta ne è parte integrante, se non saliente. Il nuovo scenario di mobilità urbana non risolverà certamente da solo la transizione o il nuovo equilibrio. È necessaria una collaborazione a livello di sistema tra tutte le parti interessate per elaborare modelli di business innovativi, integrati e competitivi. In futuro, i servizi di mobilità innovativi saranno guidati meno dai miglioramenti nei singoli modi di trasporto e più dall’integrazione.

Personalmente ritengo che l’aspetto più importante da consolidare sia il rapporto di collaborazione con le pubbliche amministrazioni. Il settore della sosta è uno strumento al servizio della mobilità: considerarlo solo un mezzo per generare ricavi è fuorviante. Alcune autorità pubbliche hanno difficoltà a tenere il passo con i cambiamenti, e vediamo che molte città –  a parte qualche eccezione – non sembrano avere una visione e una strategia chiare su come dovrebbero essere i loro sistemi in futuro, né danno sufficiente importanza al settore della sosta: noi possiamo contribuire! 

 

Che città vorreste?

Auspichiamo una città accessibile e sostenibile con combinazioni efficienti di forme di trasporto pubblico e privato, individuale e collettivo: un luogo in cui garantire più sicurezza sulle strade sia per gli automobilisti sia per i pedoni, dove i disabili non debbano ingaggiare battaglie ogni giorno per difendere la loro mobilità e dove possa esserci molto meno inquinamento.

Vogliamo inoltre una città in cui gli spazi siano meglio utilizzati: una città in cui non ci sia più la sosta selvaggia in seconda e terza fila e dove, per contro, sia sempre disponibile un numero minimo di stalli in modo da ridurre drasticamente il tempo perso alla ricerca di un parcheggio.

Vogliamo infine una città dove si possano esprimere i servizi che il settore della sosta è in grado di offrire per raggiungere traguardi di sostenibilità…. Come del resto i nostri colleghi europei in tante città sono riusciti a fare.

 

L’auto nelle prossime settimane sarà un mezzo privilegiato per gli spostamenti perché considerata più sicura dei mezzi pubblici: quali misure sarà necessario prendere per ripensare l’organizzazione della sosta in vista di un graduale aumento della circolazione dei mezzi privati che tenga conto delle difficoltà in cui ancora ci troviamo?

Sarebbe opportuno agire su più fronti. Innanzitutto non spegnere i sistemi di tariffazione e i controllo; quindi effettuare un censimento per disporre di un sistema coordinato dell’offerta di sosta (su strada, in superficie, nei parcheggi, nelle autorimesse e, ove possibile, nei parcheggi pertinenziali). Dobbiamo mettere a sistema le risorse per consolidare la frammentazione, costruendo una base conoscitiva esaustiva sull’offerta e la domanda di sosta dei veicoli a 2 e 4 ruote nelle nostre città, estesa a tutte le aree; occorre inoltre definire le reali necessità di spazi di sosta per le diverse categorie di utenti (residenti, lavoratori, categorie speciali, carico/scarico merci, ecc.) in funzione delle specifiche esigenze e delle zone urbane: un obiettivo raggiungibile tramite l’individuazione di aree da riservare alla sosta di ogni tipologia di veicolo, includendo una specifica gestione dedicata alla micro-mobilità, ai veicoli elettrici.

Fondamentale, poi, sarà integrare l’offerta con altri spazi disponibili, ad esempio aree di proprietà pubblica. Se si riesce a costruire un ospedale in un padiglione fieristico, allora realizzare aree per la sosta in spazi o strutture alternative dovrebbe essere più facile; altrettanto importante sarà far fronte alle relative proposte di revisione degli orari di lavoro e attività per singole aree urbane con diverse offerte di sosta e un uso dinamico degli spazi.

 

Quali misure di sicurezza dovranno essere messe in atto all’interno dei parcheggi, di piccole e grandi dimensioni?

Il distanziamento fra persone è un tema complesso, che richiede un’attenta valutazione anche nei parcheggi. Molta cura andrebbe dedicata ai punti di assembramento negli ingressi pedonali, intorno alle casse automatiche, lungo i percorsi pedonali, nelle scale e negli ascensori. Sarà opportuna una segnaletica di divisione dei flussi e posizionamenti individuali per assicurare il rispetto delle distanze di sicurezza. Dovrà inoltre essere effettuata di continuo la sanificazione dei frontali di casse automatiche, maniglie, bottoniere, corrimani, ecc.

 

Ritiene che, come già fatto nel pieno dell’emergenza, sia necessario continuare a prevedere almeno per un certo periodo agevolazioni per gli automobilisti (parcheggi gratis in determinate fasce orarie, tariffe ridotte ecc.…) senza che ciò penalizzi ulteriormente i gestori?

Come ho accennato, credo possa essere un errore. La presenza di agevolazioni per gli automobilisti di questi tempi ci allontanerebbe dall’obiettivo: ridurre congestione e inquinamento e aumentare la sicurezza. Le previsioni danno un aumento sensibile nell’uso degli autoveicoli a causa della riduzione degli spostamenti sui mezzi di trasporto pubblico e sulle altre forme di trasporto collettivo, e dato che la sosta tariffata e regolamentata è un modo incisivo per ridurre l’uso indiscriminato dell’auto e dei modelli inquinanti, liberare gli accessi porterebbe al caos.

Su quali strumenti possiamo contare per conoscere con sempre maggiore precisione, e in tempo reale, la domanda e l’offerta di posti auto in modo da avvantaggiare automobilisti e gestori e snellire la mobilità?

 

La soluzione è la digitalizzazione, oltre che la leva indispensabile per dare concretezza al concetto di PAAS, (parking as a service): una realtà tecnologica diffusa in molti Paesi europei, ma in relazione alla quale siamo ancora in attesa di avere la luce verde per l’introduzione operativa in Italia. Nel frattempo ci avvaliamo di piattaforme, e quindi di singole app di operatori/gestori/ fornitori di servizio di prenotazione dei posti auto e pagamento con cellulari, basandoci sui loro “big data” per informazione. Tutto serve senz’altro, ma manca un’adeguata visione dell’insieme dell’offerta della singola città.

 

Piero Violante, responsabile sviluppo di MyParking, una delle prime realtà attive nel mondo della sosta che hanno investito nel digitale, sottoscrive in pieno quanto auspicato dall’Architetto Bannerman: “Adesso più che mai è indispensabile accelerare i processi di informatizzazione delle città per vincere la sfida della comunicazione digitale, soprattutto nella gestione della mobilità cittadina”, conferma. “Questa rivoluzione è già stata avviata con successo da diversi Paesi nord europei, con risultati ottimali dal punto di vista dell’integrazione mezzo pubblico – mezzo privato, laddove anche la micromobilità contribuisce a rendere gli spostamenti più agili a tutto vantaggio di risparmio tempi, miglior utilizzo degli spazi stradali e diminuzione dell’inquinamento. Oggi si può e, sottolineo, si deve fare. È necessario che tutti gli attori che gestiscono e offrono modalità di spostamento cittadino si riuniscano per condividere le piattaforme informatiche con l’obiettivo di integrare le informazioni nella direzione di una mobilità sostenibile, fondamento di una “smart city” di nome e di fatto”.