Ogni spostamento inizia e finisce con una sosta. Ne consegue che, per migliorare la mobilità (e la vivibilità) cittadina, la gestione della sosta sia un ingrediente primario. Negli ultimi anni si è notevolmente ampliata la gamma di tecnologie per la gestione dei parcheggi, degli accessi e in generale delle smart cities: una di queste è sicuramente l'RFID, tecnologia trasversale che interseca settori industriali, azioni quotidiane, commercio, infrastrutture, e chi più ne ha più ne metta. Non preoccupatevi, non vi ammorberemo con una complessa trattazione scientifica, ma faremo solo una panoramica che permetta alcune considerazioni sulla gestione della sosta.

Componenti

Radio Frequency Identification: è questa la dicitura estesa dell'acronimo RFID, che definisce appunto una tecnologia basata sulle onde radio, mediante le quali avviene la trasmissione dei dati che identificano un oggetto, un animale o una persona. Il sistema è sostanzialmente composto da due elementi:

TAG

READER

Dotati di transponder (microchip con antenna), sono dispositivi posti sull'oggetto da identificare. Possono essere di tre tipi:

 

Sono dispositivi di lettura costituiti da un modulo per l'elaborazione dati e da un'antenna che genera un campo magnetico.

PASSIVI

SEMI-ATTIVI

ATTIVI

Alimentati solo dalla potenza irradiata dal reader (per distanze di pochi metri)

Hanno alimentazione indipendente, trasmettono solo se interrogati (per distanze di decine di metri)

Hanno alimentazione indipendente, trasmettono anche senza essere interrogati (per distanze fino a 1 km)

 

Il procedimento è semplice. Quando il tag transita attraverso il campo magnetico prodotto dal reader, quest'ultimo cattura le informazioni contenute e le passa a un computer che le memorizza e le processa a seconda delle esigenze.

Per darvi un cenno storico, il primo utilizzo, seppur rudimentale, di questa tecnologia è avvenuto addirittura durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1943 il Ministero della Difesa britannico adottò il cosiddetto sistema IFF, Identification Friend or Foe (identificazione amico o nemico): gli aerei inglesi e alleati vennero dotati di una ricetrasmittente che permetteva ai radar di distinguerli dagli aerei nemici. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, e a partire dagli anni '90 l'evoluzione che ha caratterizzato la tecnologia RFID ha portato questi sistemi a spaziare su più fronti. Oggi le applicazioni tipiche vanno dalla vendita al minuto (tag applicati agli articoli in vendita) alle catene di montaggio (tag applicati ai componenti), dal controllo accessi (tag portati dalle persone autorizzate a entrare in un determinato luogo) alla tracciabilità degli animali, fino ad applicazioni per sistemi bancari o attrezzature sanitarie.

Sosta e mobilità

Per quanto riguarda la mobilità, l'applicativo più conosciuto è sicuramente il Telepass: quando l'auto arriva in prossimità del casello, l'antenna del reader richiede l'identificazione; il tag all'interno dell'auto (di tipo semi-attivo) riceve il segnale, si attiva e invia i dati; il sistema fa alzare la sbarra e il passaggio della macchina viene inviato al sistema informatico autostradale per calcolarne la tariffazione. Come tutti sappiamo, questo sistema velocizza il passaggio dei mezzi al casello autostradale, annullando i tempi di attesa e prevenendo la formazione di code e ingorghi. Ma lo stesso sistema può essere usato per velocizzare il passaggio dei mezzi all'entrata e all'uscita di un parcheggio: la tecnologia RFID apre nuove frontiere nella gestione della sosta, e negli ultimi anni aziende produttrici, gestori e progetti cittadini l'hanno testata e implementata. Vediamo due esempi concreti.

A Sarnico, in Lombardia, qualche anno fa hanno adottato il progetto Park-ID: ad ogni cittadino è stato consegnato un badge RFID di cui munire la propria auto, e i parcheggi abilitati, aperti e chiusi, sono stati dotati di apposite apparecchiature RFID. In questo modo venivano rilevati in tempo reale e in modo automatico l'inizio e la fine della sosta, trasmettendo al sistema tutte le informazioni, anche ai fini della tariffazione (all'utente veniva inviato un "conto soste"). L'obiettivo, oltre ad eliminare le code alle casse, era ridurre il traffico generato da chi vaga in cerca di parcheggio, collegando il sistema ad applicazioni mobile che avvertissero quali aree fossero al completo e quali fossero libere. Ha un simile obiettivo anche il progetto TIDE di AMAT Milano, presentato al Congresso EPA di Berlino lo scorso settembre, all'interno del workshop Smart Parking, Technology meets policy. Questo sistema è basato sui sensori: quest'ultimi vengono posizionati a terra e riconoscono i veicoli equipaggiati con RFID; i sensori sono collegati a un apparecchio che trasmette le informazioni (tramite 3G) a un server centrale; infine il server passa le informazioni all'utente tramite un'app per smartphone. Il sistema comunica gli stalli liberi e quelli occupati, e inoltre può essere opportunamente installato sui parcheggi per disabili.

Ovviamente una tecnologia del genere ha un costo, anche se le cifre per progettare e mantenere questi sistemi stanno progressivamente diminuendo. La cosa importante (sempre!) è mettersi dalla parte dell'utente, e alcuni interrogativi sorgono spontanei: che succede se l'automobilista che parcheggia non ha a bordo il tag RFID? Dotiamo tutti gli automobilisti del globo di RFID? O è meglio che un parcheggio adotti diversi sistemi di accesso e pagamento? Crediamo che l'integrazione di sistemi e tecnologie sia sempre cosa buona e giusta: il vero vantaggio economico si ha integrando più sistemi di pagamento e permettendo a tutti di poter parcheggiare, con o senza RFID. Drizziamo le antenne, ma non quelle dell'RFID, bensì quelle del cervello, che fino a prova contraria rimangono le migliori possibili.