Si suppone che gli operai addetti agli scavi per la costruzione di un parcheggio sotterraneo pensino, mentre lavorano, ai progetti architettonici da seguire.
Viene quindi spontaneo domandarsi a cosa hanno pensato quelli che stavano lavorando nel cantiere del parcheggio per il Museo d’Arte di Los Angeles quando dal terreno hanno visto spuntare delle ossa, per giunta piuttosto grandi

Gli operai hanno allertato le autorità  e gli esperti paleontologi del Page Museum dove i visitatori possono conoscere come era Los Angeles, tra i 10000 e i 40000 anni fa, durante l’ultima era glaciale: con una tecnica pionieristica, la terra è stata rimossa con tutto il suo contenuto e trasferita in 23 contenitori di varie dimensioni (il progetto di studio si chiama, infatti ‘Progetto 23’), per permettere agli scienziati di esaminare con calma e accuratezza le ossa ed il resto del materiale.
In questo modo è tornato alla luce un enorme scheletro quasi completo di un esemplare maschio di mammuth colombiano (Mammuthus columbi) vissuto tra i 40.000 ed i 10.000 anni fa durante l’ultimo periodo glaciale, morto intorno ai 50 anni d’età ; gli scienziati del Museo lo hanno battezzato ‘Zed’.
Insieme a Zed sono stati trovati fossili ben conservati di tartarughe, serpenti, tronchi d’albero, pesci, molluschi, insetti e numerose altre specie ancora in fase di studio.
Ci vorranno circa 5 anni, infatti, prima che si riescano ad analizzare tutti e 50 metri cubi di materiale estratto dal sito.

L’area di scavo del parcheggio è stata accorpata a quelle situate nelle vicinanze, già  utilizzate per la ricerca di fossili. Si tratta della zona de La Brea, ricca di pozzi di catrame e fonte di notevoli reperti (cranio e ossa di leone preistorico americano, di bisonti, coyote ecc.), che saranno esposti nel 2010 nella sede rinnovata del Page Museum.

Il valore che puಠavere un ritrovamento del genere è innegabile, ma chissà  se anche le persone coinvolte nella creazione del parcheggio hanno condiviso questo pensiero

Per fortuna, il buon senso e la lungimiranza avevano previsto la possibilità  di questo tipo di interruzione: il luogo dove doveva nascere il parcheggio sotterraneo (peraltro sostituto di uno esterno a due piani pre-esistente) fa parte di un sito protetto proprio per motivi archeologici; per la costruzione del parking era stato concesso un permesso speciale a patto che i lavori di scavo fossero eseguiti sotto la supervisione di esperti archeologi, gli stessi che hanno ‘confortato’ gli sbigottiti operai al momento del ritrovamento.

Il committente dei lavori, cioè Il LACMA (Los Angeles County Museum of Art), per far ì che l’interruzione dei lavori fosse il più breve possibile, ha pagato di tasca propria la tecnica che ha consentito agli studiosi di collocare il materiale in un luogo più consono alle ricerche e che consente di risparmiare parecchi anni di scavi: si identifica la punta di un deposito, si scava intorno e sotto ad esso, si racchiude in pesante materiale plastico e lo si solleva per mezzo di gru per ricollocarlo in contenitori di legno.

In tre mesi e mezzo l’intera collezione di reperti è stata rimossa ed il sito restituito al Museo per la costruzione del Parcheggio.

A noi sorge una domanda possibile che in Italia non si riescano a risolvere con la stessa velocità  problematiche analoghe?

A Milano ad esempio sono stati impiegati mesi per gli scavi archeologici nella piazza della Basilica di Sant’Ambrogio finiti questi, i lavori per il parcheggio partiranno solo a metà  anno, se non ci saranno altri intoppi, che potrebbero derivare delle proteste di associazioni e privati milanesi più o meno illustri che chiedono di non fare il parcheggio per preservare il cimitero paleocristiano e la Basilica.

L’abate di Sant’Ambrogio, Erminio De Scalzi, dichiara giustamente: “Non si puಠpiù lasciare la piazza in queste condizioni se ci sono ragioni plausibili per fermare i lavori, allora vengano vagliate. Ma l’importante è decidere. Non si fa il parcheggio? Si copra subito tutto, ma non si torni al passato: la piazza deve essere riqualificata, le auto vanno eliminate comunque”.

Il parcheggio prevede di cinque piani sotterra, 236 posti a rotazione e 234 per i residenti; finiti i lavori, la zona diventerà  un’isola pedonale con accesso riservato a residenti e clienti dell’autosilo.
Bruno Simini, assessore ai Lavori Pubblici, dice di essere d’accordo sul fatto che la basilica sia un simbolo da tutelare, che si debba risolvere la situazione per tenere in ordine il cantiere ed eliminare il traffico, ma ribadisce che il parcheggio non è inutile dato che le richieste per un posto superano già  l’offerta.

Speriamo che l’esempio americano di come le cose antiche e quelle moderne possano, con la buona volontà , coesistere e collaborare, faccia cambiare idea a chi pensa che il progresso (parcheggi compresi) sia per forza nemico della storia e del passato.