«Vi è una costante attesa di qualcosa di nuovo nel grande landscape con cui il consumatore costantemente si confronta: l'attesa di nuove proposte che contribuiscano a migliorare la sua qualità della vita, che lo aiutino a meglio destreggiarsi nel grande labirinto della società complessa. Un'attesa che troppo spesso riesce frustrata perché il mondo delle imprese sovente sottovaluta questa domanda, privilegiando innovazioni di processo produttivo rivolte ad abbattere costi e tempi di produzione che non innovazioni di prodotto che generino un vantaggio reale per il consumatore. Così che questo appare sempre più disinteressato, talvolta diffidente, per quelle innovazioni in cui la variazione rispetto al vecchio è del tutto marginale.» Questo passo è tratto da quel caposaldo su brand, consumi, marketing e comunicazione d'impresa che è Valore e valori della marca di Giampaolo Fabris e Laura Minestroni. Il libro, pur scritto nel 2004, presenta spunti di riflessione sempre attuali, come risulta appunto il tema dell'innovazione alla stregua di trait d'union tra produttore e consumatore. Oggi quel landscape di cui si parla è sicuramente cambiato, caratterizzato dall'impiego massiccio di internet e delle nuove tecnologie, e dalla conseguente diffusione di dispositivi sempre più smart che aiutano e soddisfano il fruitore (smartphone, smart tv, ecc.). Ovviamente questo è un bene, Dio ce ne scampi dall'affermare il contrario. Tuttavia poniamo un timido quesito: ogni innovazione rappresenta sempre un vantaggio reale per il consumatore? Riportando ancora il manuale citato, «c'è un sistema di aspettative che, ogni volta che si acquista un prodotto o servizio, non deve essere disatteso ma assolto e, se possibile, superato in termini di qualità.» Un assunto quasi banale nella sua veridicità, ma che dovrebbe sempre rappresentare la bussola di qualsivoglia strategia di mercato. La buona innovazione deve puntare a ogni aspetto della qualità percepita: miglioramento dell'esperienza, facilità di utilizzo, risparmio di tempo e di fatica oltre che di denaro (soprattutto in tempi di crisi come quelli odierni, il rapporto qualità-prezzo è da ritenersi indissolubile).

Questa premessa vuol dare lo spunto per alcune valutazioni riferite al nostro settore, quello dei parcheggi, non scevro dal tenere il più possibile presente la qualità percepita dal nostro utilizzatore finale, ovvero l'automobilista: è lui che fruisce dei nostri servizi, è lui che paga per essi, ed è quindi a lui che dobbiamo rivolgerci con proposte utili e vantaggiose.

Parcheggi.it, dopo l’interessante manifestazione Smart Mobility World, ha tratto alcune considerazioni pratiche sul pagamento della sosta su strada attraverso applicazioni da installare sul proprio smartphone, un metodo innovativo e da tenere sicuramente in considerazione. Quasi tutte dotate di un'interfaccia intuitiva e scaricabili su sistemi Android e iPhone (purtroppo solo alcune anche su Windows Phone), le app ad oggi disponibili sono molteplici: da Easypark a myCicero, da Phonzie a Wolley, da SostaSmart a Sostafacile, da ParkAppy a Telepass Pyng, fino al servizio Smarticket.

Il punto di partenza di questo mercato è l'uso sempre più radicato e quotidiano dello smartphone, utilizzabile quindi anche per un'azione quotidiana com'è appunto il pagamento del parcheggio. Secondo le statistiche riportate da Laurence A. Bannerman, presidente di EPA (European Parking Association), intervenuto allo Smart Mobility World di Monza, il 41% della popolazione possiede uno smartphone, e il 30% degli utenti smartphone ha effettuato acquisti dal cellulare. Ne deriva che il mondo digitale sta trasformando il modo in cui viviamo, e anche il settore della sosta deve offrire un servizio coerente con questa rivoluzione tecnologica e comportamentale. Le app destinate al pagamento della sosta sono certamente una novità utile, in quanto l'utente può dire addio alla ricerca delle monete e, soprattutto, può stoppare o prolungare con un click il tempo della sosta, pagandone il minutaggio effettivo, senza dover tornare a cambiare il biglietto sull'autovettura. Tuttavia lo stato dell'arte è lungi dall'essere raggiunto.

Una prima questione riguarda le città e i luoghi in cui sono operativi questi servizi. Purtroppo ad oggi non tutto il suolo italico è coperto, quindi da una parte abbiamo le grandi città con più di un servizio disponibile, e dall'altra città senza copertura alcuna. Numerose app addirittura sono operative solo in una o pochissime città, come ad esempio SostaSmart (solo Roma) e Wolley (solo Roma e Palermo). Un automobilista che ha installato uno di questi servizi sullo smartphone rischia di scoprire, dopo aver parcheggiato, che nella zona o nella città  in cui si trova il sistema non è disponibile; senza contare che per scoprirlo i metodi sono due: attivare il gps permettendo all'app di comunicare all'utente se la zona è coperta oppure no (se il gps non funziona è un problema), o altrimenti cercare "visivamente" il simbolo dell'app sui cartelli o sulle strutture di pagamento tradizionali (oltre alla ricerca di un effettivo posto libero per la propria auto).

La seconda questione che si pone è quella relativa al costo: per alcune app e per alcune città, oltre alla tariffa della sosta viene aggiunto un costo di commissione. Per fare un esempio, a Genova, con Easypark (la piattaforma è stata adottata da GenovaParcheggi, di proprietà del Comune), si paga una commissione del 15% sulla sosta, o in alternativa si può stipulare un abbonamento del costo di 2,99€ al mese. Non è un salasso, certo, ma l'utente comune potrebbe storcere il naso: il vantaggio reale (o marginale?) del servizio ne giustifica il costo maggiorato? Banalmente, perché pagare di più quando, con qualche spicciolo in tasca, oppure utilizzando un bancomat o una carta di credito, si risparmia? Inoltre dobbiamo considerare che solitamente il costo della commissione può ricadere o no sul cittadino a seconda degli accordi stipulati tra piattaforma ed enti locali: a Bologna TPER (Trasporto Passeggeri Emilia Romagna) ha deciso di non farsi carico delle commissioni di nessuna app disponibile in città, mentre a Roma SostaSmart e ATAC (Azienda Trasporti Autoferrotranviari del Comune) dichiarano di non addebitare nessun costo aggiuntivo.

Parlando di quattrini, il metodo di pagamento generalmente usato è la ricarica del cosiddetto "borsellino": l'utente immette con carta di credito una somma in denaro che rimane disponibile fino ad esaurimento della stessa, ovvero un credito prepagato per le spese che di volta in volta vengono effettuate. Il sistema è corretto e trasparente, ma l'automobilista potrebbe, anche qui, storcere il naso nel dover forzatamente spender soldi in anticipo. Casi "particolari" sono quelli di Smarticket e Telepass Pyng. Il primo è un servizio, per ora operativo solo a Roma e Bologna, che si allaccia direttamente all'app della banca, attraverso la quale pagare la sosta di volta in volta. Il secondo caso riguarda la piattaforma di Autostrade per l'Italia, che strategicamente possiede già il suo bacino d'utenza tra i clienti Telepass: il servizio è riservato a quest'ultimi, non vi è alcun costo aggiuntivo e non è richiesto alcun pagamento anticipato, in quanto l'addebito delle soste avviene direttamente sul conto Telepass. Le città coperte per adesso sono solo Ferrara, Milano, Roma e Salerno, ma è prevedibile una rapida estensione ad altre città in forza di una consistente base utenti Telepass.

Infine ci preme sottolineare una problematica: la sosta su strada, sulle strisce blu, non è l'unica possibile. Anzi. Sempre a Smart Mobility World è intervenuta Sara Venturoni, presidente di Aipark, Associazione Italiana che rappresenta i principali operatori del settore, riportando alcuni dati interessanti: in Italia, su 3.200.000 posti auto totali, 1.800.000 (56%) sono on street, 1.400.000 (44%) off street. Rispetto alla media europea, dovremmo attuare una diversa ripartizione: con un 64% off street e un 56% on street riusciremmo a liberare 3.000 Km di strade urbane, con gli effetti benefici che ne conseguono sulla mobilità. Una pianificazione della sosta così riequilibrata permette di aumentare la sicurezza della circolazione stradale per veicoli e pedoni e di razionalizzare l'utilizzo del suolo, conferendo maggiore fruibilità e accessibilità ai luoghi pubblici. Questo sarebbe davvero smart: una politica della sosta integrata ed efficiente, dove parcheggi in struttura e sosta su strada rappresentino un sistema coerente e davvero funzionale alla mobilità urbana. Ecco quindi un punto cruciale: le app che includono i parcheggi in struttura, offrendo all'utente un'ampia scelta riguardo alle possibilità di parcheggio, offrono un vantaggio in più per l’utente. Purtroppo, ad oggi, queste sono ancora pochissime.