Cobalt Telephone Technologies è un’azienda che si occupa di servizi di telefonia; il suo prodotto di punta è RingGo, una piattaforma online che gestisce il pagamento dei permessi di sosta. La semplicità  è il segreto del loro successo: mi collego sul sito myringgo.com, registro la mia auto e vado in parcheggio, tutto qui. Le transazioni sono gestite digitalmente in tempo reale, senza uso di denaro contante, con un solo click dal cellulare. E la sicurezza dei dati è a prova di bomba.

Quando gli amministratori del Bedfordshire, nell’Inghilterra orientale, si accorgono che i tempi e i costi della gestione analogica (l’omino che controlla manualmente i tagliandi sulle auto parcheggiate) sono proibitivi, decidono di fare il grande salto verso il digitale rivolgendosi alla Cobalt. La sperimentazione con RingGo parte a dicembre 2011 nei parcheggi del Comune, a marzo 2012 è estesa a tutta la città  di Bedford e integrata da una rete di parcometri Metric Aura per quei dinosauri che ancora pagano in contante.

La differenza rispetto ai sistemi di pagamento con il telefonino utilizzati in Italia ? Oltre alla durata della sosta, questi parcometri chiedono il numero di targa della vettura e lo comunicano in tempo reale a RingGo, che in questo modo sa sempre quante e quali macchine sono parcheggiate e per quanto tempo hanno pagato.
E inoltre il controllo che qualcuno non faccia il furbetto viene fatto dall’ausiliario della sosta 2.0, un operatore comodamente a bordo di una macchina dotata di un sistema ANPR (Automatic Number Plate Recognition ‘ Verifica Automatica delle Targhe), una specie di telecamera che “legge” le targhe delle automobili: passando continuamente tra le corsie controlla 60 vetture al minuto, manda i dati dei contravventori al database RingGo che li confronta e gira al vigile per la verifica sul posto e la multa. Coì, quando voglio lasciare l’auto in un’area di sosta comunale a Bedford, prima mi collego al sito myringgo col cellulare e dopo aver inserito la mia targa, parcheggio; la macchina di vigilanza passa, rileva la targa, verifica online il mio permesso e prosegue nel suo giro. Easy.
Tanto per darvi un’idea del successo dell’iniziativa, a metà  marzo RingGo vince il British Parking Award (il premio Oscar inglese dei parcheggi) e la settimana dopo il progetto viene esteso a tutta la contea del Bedfordshire.

E’ già  da diversi anni che qualcosa del genere l’abbiamo pure noi, in Italia, e forse ne avete anche sentito parlare. Ci sono perಠdelle differenze di forma e di sostanza.
Nella forma, anche se la diffusione e l’uso di applicazioni mobile nel Belpaese è senz’altro in aumento, ci sono ancora degli ostacoli riguardo ai pagamenti via cellulare.
Parliamo del pay by phone: voglio acquistare un prodotto o un servizio, attivo un’applicazione sul cellulare e a fine mese mi trovo il costo addebitato in bolletta. Dal punto di vista logico è un processo lineare, tecnologicamente fattibile, addirittura elegante: eppure da anni è tristemente in fase di stallo burocratico. Il telefonino puಠfunzionare come una carta di credito? In Italia non è ancora possibile.

Se proprio vi comportate bene potete al massimo autorizzare un pagamento con la vostra carta di credito, preventivamente registrata sul sito del provider del servizio, inviando un sms con un codice unico che identifica il prodotto. Nel caso del parcheggio, prima inserite da casa tutti i vostri dati sul sito, poi sul posto dovete trovare il codice identificativo dell’area dove sostate e inviarlo con un messaggino al gestore convenzionato. In termini di tempo quasi conviene mettere le monetine nel parcometro o infilare il bancomat.

E non è finita, perchè c’è la sostanza: chi e soprattutto come controlla in situ che il pagamento sia stato effettuato correttamente? Con la transazione telefonica non ho ricevute fisiche, bolli o quant’altro, l’informazione è sui server del provider: devo per forza confrontare le auto parcheggiate, ovvero le loro targhe, coi dati registrati degli utenti che hanno pagato; immaginate quanto tempo serve a un addetto per inserire manualmente su un terminale le targhe di una cinquantina di auto. Ovviamente la soluzione sta nell’automatizzare questo passaggio, ma comporta necessariamente una ristrutturazione totale dell’impianto di gestione delle soste. Un investimento che la pubblica amministrazione vive con dolore.

Perchè allora gli inglesi ce la fanno? Per farla breve, il sistema RingGo funziona per due motivi: è facile e veloce.
L’utilizzatore si registra inserendo solo due dati, numero di telefono e targa della vettura, e paga il parcheggio sulla bolletta telefonica; il sistema integra la comunicazione dei pagamenti online con quelli effettuati al parcometro, coì i risparmi di mezzi e risorse umane sulla fase di controllo permettono al Comune di rientrare velocemente dell’investimento hardware.

Nel nostro piccolo invece, il lieto fine non è dietro l’angolo. I sistemi pay by phone sono acerbi e limitati da procedure farraginose che scoraggiano sia l’investitore pubblico che l’utente. Ciononostante servizi come RingGo possono essere interessanti per i parcheggi privati: la gestione database di RingGo e la ricognizione automatica delle targhe snelliscono le procedure amministrative e di controllo fisico in parcheggio; si risparmia tempo, eliminando anche i rischi legati alle grosse somme di denaro contante.

Last but not least, l’automobilista parcheggia in modo più facile e veloce. E gli piace.